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Unità nazionale: c’è un equilibrio cruciale da preservare

Celebrare l’Unità nazionale non è solamente cogliere l’occasione di una ricorrenza per offrire un tributo della memoria ad un evento particolarmente significativo del percorso che ha segnato la storia nazionale. Ricordare i 153 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia, il 17 marzo 1861, richiama le vicende risorgimentali che hanno portato alla integrazione unificatrice degli Stati preunitari nel Regno sabaudo, e invita ad esplorare da diversi punti di vista il percorso da allora compiuto, scegliendo tra le numerose vicende che hanno segnato l’evoluzione sociale e politica del Paese e i mutamenti delle sue istituzioni nel lungo arco di tempo che ci separa da quell’atto.

Potremmo dire che la celebrazione dell’Unità nazionale sollecita l’attenzione per l’atto considerato, e formalmente lo è, fondativo dello Stato nazionale. Ma richiede anche altro, invita a riflettere sulle vicende che ne hanno solcato la storia, sia quelle luminose radicate nell’identità culturale, morale e sociale della comunità nazionale, sia quelle drammatiche, dei conflitti anche violenti e delle guerre, le pagine delle libertà e della democrazia e quelle opposte dell’autoritarismo, l’ignominia della legislazione razziale e la silenziosa emersione degli atti di solidarietà e protezione. Percorrere l’itinerario della memoria, nei suoi innumerevoli aspetti, ben più ricco di qualche singolo elemento segnalato, ci offrirebbe alcune delle molte sfaccettature dell’identità nazionale .

Sarebbe molto, eppure non tutto, anche in una visione celebrativa dell’Unità nazionale, per la quale possiamo mutare prospettiva e cogliere un profilo che riguarda che cosa ci dice oggi questa espressione sul piano istituzionale. Il tema è quello, attualissimo eppure legato all’idea di Unità nazionale: l’unità dello Stato, che è nato e che celebriamo come stato unitario nazionale, e la pluralità dei livelli di rappresentanza politica e di governo delle comunità territoriali nella esperienza pluralistica del regionalismo. La prospettiva di oggi e del domani è ancora quella dell’Unità nazionale?

Troviamo nell’articolo 5 della costituzione la chiave per rispondere a un siffatto questo, che sembrerebbe incrinare anche la base dell’evento che celebriamo. Il riferimento è chiaro, nell’enunciare il riconoscimento delle autonomie locali, al cui livello più elevato si vedranno poi collocate nella costituzione le Regioni, con l’attribuzione di competenze legislative in determinate materie, questa disposizione afferma con incisiva chiarezza che la Repubblica, è “una e indivisibile”. Non può essere messa in gioco l’unità nazionale. Questo principio rientra tra quelli supremi della costituzione, che non possono essere oggetto neppure di revisione costituzionale.

La forza del principio unitario si esprime anche con strumenti che riguardano le autonomie locali, che pure la Repubblica è impegnata a promuovere. La “unità giuridica” e la “unità economica”, che possiamo considerare aspetti di quella unità e indivisibilità affermata come principio, compaiono nell’articolo 119 della costituzione, per consentire l’intervento sostitutivo del Governo per la loro tutela anche nei confronti delle Regioni.

La celebrazione dell’Unità nazionale forse invita anche a riflettere su questo aspetto, nell’equilibrio tra Stato e Regioni, anche quello da preservare o da costruire.

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