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Una ribellione per la civiltà

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Quest'anno viviamo la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù compiendo un gesto dal forte valore simbolico.

Saremo nella zona di Bruciata, a Modena, per fare una marcia contro questa odiosa forma di sfruttamento che è la prostituzione, avallata da tanti che chiudono gli occhi dinanzi a ciò che essa veramente rappresenta. Il luogo scelto non è casuale: Bruciata, come tante altre periferie italiane, la sera viene invasa da ragazze costrette a prostituirsi.

Ed è un luogo dell’Emilia-Romagna, dove vent’anni fa è partita la ribellione da parte di don Oreste Benzi e di tanti giovani al suo seguito contrari a questo scempio che avviene sotto gli occhi di tutti.

In vent’anni di battaglie sono stati raccolti dei frutti. È cresciuto il numero di persone che si impegnano concretamente contro lo sfruttamento della prostituzione; lo dimostra l’adesione massiccia alla campagna Questo è il mio Corpo lanciata dall’Apg23. Si registra negli ultimi giorni la firma del cantante Nek, il quale ha girato un video in cui ricorda la figura di don Oreste Benzi.

Quello di oggi è un altro episodio di questa battaglia di civiltà. Sarà occasione per ribadire l’appello alle istituzioni affinché mettano in atto azioni per contrastare la prostituzione. In questo senso diamo pieno appoggio alla Regione Emilia-Romagna, che ha approvato una risoluzione che prevede il contrasto alla prostituzione tramite la sanzione del cliente. Una scelta che va nella direzione di quelle già compiute da diverse amministrazioni locali, come i Comuni di Firenze e Rimini.

La società civile svolge un ruolo fondamentale, ha il compito di spronare le istituzioni. Per questo noi oggi diamo vita a una sorta di corridoio umanitario di vari chilometri per impedire che i clienti possano accedere a Bruciata e nutrire il racket che alimenta questa schiavitù. È un segno forte, con noi ci sanno personalità istituzionali, il vescovo e tanti giovani. A questi ultimi viene affidato il testimone per continuare a ribellarsi pacificamente finché questa forma di schiavitù non verrà del tutto debellata.

Giovanni Paolo Ramonda: