La partita della vita si giocherà in Senato nei prossimi giorni. Una partita che deciderà se i medici potranno fare i medici, o dovranno essere meri carnefici; se i pazienti saranno liberi di essere curati o mere vittime di se stessi; se il piano eugenetico di alcuni poteri verrà attuato…
La senatrice De Biasi proverà a far passare la legge sulle Dat, Disposizioni anticipate di trattamento, minacciando di dimettersi affidando alla conferenza dei Capigruppo, la decisione di mandare la proposta in aula senza mandato del relatore. Oramai è sempre più frequente questa metodologia per far passare proposte di ddl che di proposta hanno solo il nome, visto che trovano sotterfugi per essere imposti.
Molti sono stati gli emendamenti proposti dalle opposizioni al testo di legge uscito dalla Camera dei Deputati. Emendamenti non ostruzionistici, bensì emendamenti presentati per avere chiarezza. Sì, perché molte sono le ombre su questa proposta di legge.
La legge servirà a normare gli interventi medici su un paziente non più in grado di esprimere la propria volontà e qui già il nome da imporre alla legge, “Dichiarazioni” o “Disposizioni”, due sostantivi con significati diversi rispetto a quanto il medico sia tenuto ad applicare la volontà del paziente, è un primo punto del contendere nella discussione della senatrice in Commissione.
Altro punto molto importante, e potremmo dire determinante, è la questione di classificare o meno la nutrizione e l’idratazione come vere e proprie terapieincludendole o escludendole quindi da quanto possa essere sospeso come trattamento medico.
Anche la mancanza di un registro ufficiale, evidenzia la relatrice, rende questa proposta di legge oltremodo poco chiara nelle sue possibilità di utilizzo.
Siccome alcune forze politiche hanno appunto presentato molti emendamenti sostanziali ed altre, come il M5S, vogliono che il testo approvato alla Camera resti tale e quale, la senatrice minaccia le dimissioni rimandando la discussione direttamente all’Aula.
Ci sono poi altri emendamenti più o meno sostanziali per una legge confusa e piena di criticità anche molto gravi a partire dallo svilimento del ruolo del medico che rischia di diventare un mero esecutore perdendo la propria autonomia professionale.
Con il progetto di Steadfast: LifeAid rileviamo principalmente alcuni punti che ci stanno a cuore.
Per un paziente, compilare le disposizioni anticipate di trattamento è molto complicato, specialmente se deve compilarle con vera consapevolezza. Questa difficoltà si presenta anche per il medico che non sempre riesce a spiegare e delineare tutti gli ipotetici scenari che potrebbero manifestarsi. Capita frequentemente che molti pazienti rifiutino sulla carta trattamenti che potrebbero essere dei salvavita che non presentano nella pratica particolari ripercussioni sulla loro esistenza.
La letteratura scientifica dimostra che anche nell’arco di pochi mesi sono in molti a cambiare completamente idea rispetto a quanto scritto sulle disposizioni anticipate di trattamento. Questo fa emergere l’inutilità e pericolosità di tale testo di legge, almeno così come è scritto ora: il paziente che ha redatto una disposizione anticipata di trattamento potrebbe ritrovarsi, al momento di necessità, con richieste diverse dalle sue attuali volontà che magari non è però in grado di esprimere.
Nel ddl, poi, si parla di “idratazione e nutrizione artificiale” considerandoli trattamenti medici. E’ evidente che sospendere nutrizione e idratazione artificiale, significa sottrarre al paziente quel minimo sostegno vitale che mantenga un minimo di metabolismo basale portandolo a morire, e non per la patologia da cui è colpito ma per disidratazione e denutrizione.
Questi casi ci rimandano immediatamente all’altro punto molto pericoloso della legge: l’introduzione della figura del “fiduciario” del paziente con il compito di interpretare le Dat e farle rispettare dai medici. La relazione medico-paziente-fiduciario-famiglia diventa confusa rispetto a priorità e limiti di competenza di ciascun attore e si arriveranno a veri e propri conflitti giudiziari tra le varie figure.
Questi punti portano alla mente anche il caso del piccolo Charlie Gard e la battaglia per la sua vita.
Una proposta di legge molto grave perché per la prima volta nel nostro ordinamento viene affermato che la vita umana è un bene disponibile, tutto l’opposto di quanto è scritto nella nostra Costituzione. Una proposta di legge che vuole ribaltare il rapporto tra medico-paziente obbligando il medico a eseguire alla lettera quanto disposto.
Se in Senato passera questo ddl Dat, ci sveglieremo domani con un futuro molto più incerto di ieri.
Emmanuele Di Leo – presidente Steadfast Onlus