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Un giubileo per tenere accesa la luce della speranza

Papa

A sinistra: la mascotte del giubileo, Luce. Foto Sara Minelli A destra: Foto di Maik da Pixabay

Il Giubileo, fin dal 1300, ovvero da quando Bonifacio VIII ha istituito il primo Anno Santo, ha sempre rappresentato, per la cristianità intera, un momento di immensa rilevanza sociale e spirituale, caratterizzato dal perdono dei peccati e dall’indulgenza che, con assoluta grandezza, simboleggiano la misericordia di Dio. Il Giubileo che ci apprestiamo a vivere nella sua pienezza, significativamente rappresentato dal motto “Pellegrini di speranza”, ha il dovere di tenere accesa la luce di speranza che, può e deve consentire a tutti i membri della nostra famiglia umana di vivere guardando al futuro con fiducia e, allo stesso tempo, allontanando lo spettro della povertà e delle guerre che, in misura sempre maggiore, lambiscono diversi luoghi del mondo.

In altre parole, quindi, il Giubileo, deve rappresentare una proficua occasione di riflessione e prossimità sulle emergenze sociali e ambientali del nostro tempo, con una attenzione particolare alle persone che vivono in condizione di fragilità. Mi riferisco in particolare ai cambiamenti climatici, alle disuguaglianze economiche e alla tutela degli ultimi i quali, in nessun modo, possono essere lasciati soli. Tutto ciò, a mio parere, è perfettamente racchiuso in molti documenti ed eventi significativi che abbiamo vissuto e vivremo in questo Anno Santo. Ricordo, ad esempio, l’annuncio del Giubileo da parte del Santo Padre con la lettura della Bolla Pontificia intitolata “Spes non confundit” che, tradotto in italiano, significa “La speranza non delude” e, con un messaggio bellissimo, ha richiamato tutti noi a vivere un periodo di rinnovamento e riconciliazione all’insegna di una fraternità concreta e attiva.

Oltre a ciò, questo grande momento di fede, ci richiede di metterci in cammino e tendere la mano all’altro, superando diffidenze reciproche e mettendo al centro la salvaguardia e la promozione della dignità delle persone. Papa Francesco, in ossequio a questo principio, nel giorno di Santo Stefano, aprirà la Porta Santa nella Casa circondariale di Rebibbia, riconoscendo la possibilità che, anche coloro che, in passato, hanno commesso degli sbagli, possano redimersi e ricevere la grazia di Dio, che perdona tutti gli errori commessi. Questo, a mio parere, è il simbolo più bello e profondo dell’essere “Pellegrini di speranza” che, ogni fedele, deve fare proprio.

Pietro Giordani: