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Uccidere non previene il male

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Lo scorso agosto Papa Francesco ha riformato il punto numero 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica, dichiarando la pena di morte inammissibile, alla luce del Vangelo, perché “attenta all'inviolabilità e alla dignità della persona”. Nell'Antico Testamento Dio ci dà un comandamento molto chiaro: non uccidere. Nel Nuovo Gesù ci invita a perdonare, a non giudicare, ad amare il nemico.

Cristo porta a compimento una norma che difende la vita e va oltre, nel campo dell'amore pieno e totale. Il Pontefice, ispirato dallo Spirito Santo, ha traslato nei principi ecclesiastici un sentimento comune nel popolo di Dio: le persone vanno sostenute, accolte, anche se hanno compiuto un grave reato. Certamente saranno chiamate a pagare, a riparare, ma non possono essere uccise: non si può aggiungere morte alla morte

Togliere di mezzo chi ha commesso un delitto per finalità di deterrenza non è logico. Il male che parte dal cuore dell'uomo, purtroppo, è più forte della legge e lo stesso vale per i sentimenti di odio e vendetta. Solo dando alle persone un'educazione del cuore e delle relazioni, un'accoglienza d'amore in famiglia nei primi anni di età, un'educazione ai valori della verità e della giustizia nel mondo della scuola, si formeranno delle personalità mature che, sì potranno anche commettere errori, ma difficilmente arriveranno a compiere gravi reati. Dobbiamo puntare sull'educare all'amore, alla giustizia. 

L'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII da anni opera in Paesi in cui le legislazioni prevedono la pena capitale. La prima cosa che facciamo è incontrare le persone, anche quelle violente perché, magari, ferite da un'infanzia passata sulla strada. Offriamo loro un'opportunità di riscatto nelle nostre case, nelle famiglie aperte, aiutandole ad iniziare e portare a termine un percorso terapeutico e dando lavoro. A questo si aggiunge il dialogo con le istituzioni locali e internazionali, un processo lungo ma che può portare risultati. Lo stiamo facendo con la nostra presenza nella sede Onu di Ginevra, dove stiamo coltivando relazioni e acquisendo competenze grazie al prezioso aiuto di avvocati, medici e giuristi. Ma anche collaborando con quegli Stati membri che promuovono i diritti umani e lottano per la vita.  

Paolo Ramonda: