Quello dello spedizioniere è un mestiere sconosciuto ai più ma importantissimo per il funzionamento della nostra economia, la quale essendo di “trasformazione” deve prima provvedere a trasportare tutte le materie prime e i semilavorati che acquista e successivamente i prodotti finiti in Europa e nel mondo.
Vecchi problemi evidenziati dal Piano nazionale della logistica, approvato a stragrande maggioranza dalla Consulta dei trasporti e della logistica con la indicazione delle cose da fare per tagliare una inefficienza della logistica italiana che anche il Piano di Delrio ha confermato in 40 miliardi di euro.
La nostra logistica costa quasi il 20% in più rispetto a quella tedesca. Se tale settore fosse efficiente consentirebbe al nostro manifatturiero una maggiore competitività nelle esportazioni a aiuterebbe la nostra crescita asfittica.
Il brutto è che a 5 anni dalla fine del Governo Berlusconi le cose non sono cambiate anzi, per certi versi, si sono aggravate. Dai dati Srm la Spagna ha aumentato la propria quota sui traffici che passano nel Mediterraneo e l’Italia ha perso punti, nonostante possiamo vantare porti più vicini al mercato europeo. Secondo Confetra il nostro trasporto su strada è ancora sotto il livello del 2011.
Eppure in tutto il mondo i porti, i trasporti e la logistica oltreché essere un fattore di competitività sono un motore di sviluppo importante che vale oltre il 10% del Pil.
In Germania, ad esempio, la logistica è il terzo settore per occupazione.
L’unico miglioramento in questi anni è stato apportato dalle Dogane col “preclearing“.
Dopo anni di commissariamento nei porti ora arrivano i nuovi Presidenti da cui ci si attende lo sblocco decisioni attese da anni: dal porto di Genova a quello di Napoli.
E ci si aspetta che decolli il Piano dei porti e della logistica con all’ordine del giorno gli investimenti che consentano ai scali marittimi di diventare la destinazione privilegiata dei grandi operatori mondiali per i traffici diretti non solo all’Italia ma anche a Svizzera, Austria e almeno Germania del Sud.
Cento anni fa politici illuminati finanziarono la Diga foranea al porto di Genova ma per il futuro ne occorre una in grado di accogliere le di ultima generazione. Così come occorre investire nei collegamenti ferroviari da Genova e da Savona-Vado sino agli altri porti.
Senza dimenticare le infrastrutture immateriali che possono consentire di migliorare i nostri servizi alle spedizioni internazionali e alla logistica.