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Testimoni come Santo Stefano

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Anche quest’anno ci apprestiamo a celebrare la Festa del Riconoscimento, durante la quale, come ormai da ventitré anni, circa un centinaio di giovani saluta la fine del percorso terapeutico che li ha tirati fuori dalla schiavitù della droga o di altre dipendenze. Credo sia significativo sottolineare che questa ricorrenza sia stata desiderata e istituita nel 1995 da don Oreste Benzi proprio il 26 dicembre, giorno in cui si celebra la memoria di Santo Stefano, primo martire cristiano. La volontà del nostro fondatore, d’altronde, era proprio quella di sottolineare la testimonianza da parte di questi ragazzi di una vita nuova che è possibile percorrere.

È sempre un momento di gioia, da parte delle famiglie che ritrovano i loro figli, ma anche i loro mariti, le loro mogli, i loro padri e le loro madri. Costoro tornano ad essere non più un problema per la società, ma una risorsa; persone in grado di lavorare e collaborare per il bene comune. Oggi avremo con noi il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, e ne siamo davvero felici: proprio nell’anno in cui ricorrono i cinquant’anni della Papa Giovanni XXIII, riteniamo importante che ci sia tra noi il vescovo della città in cui don Benzi fondò questa Comunità.

La Festa giunge, inoltre, a sugello di un anno in cui il tema delle dipendenze è stato spesso al centro del dibattito politico. Si è tanto discusso dei negozi che commerciano prodotti a base di cannabis light, dopo che il Consiglio superiore della sanità ha affermato che “non può essere esclusa la pericolosità” di questa sostanza. Si è parlato anche del divieto di pubblicizzare il gioco d’azzardo, contenuto del Decreto dignità. L’atteggiamento della nostra Comunità resta sempre lo stesso: l’educazione e la prevenzione passano anche attraverso norme di riferimento che fissano dei paletti. Siamo sempre stati contrari alla diffusione del gioco d’azzardo e alla legalizzazione di qualsiasi droga, senza distinguere tra leggera e pesante. Ma non solo, siamo dell’avviso che vadano combattute tutte le dipendenze, comprese quelle da sostanze legali quali alcol o tabacco. Ciò che proponiamo ai nostri ragazzi è uno stile di vita che valorizza i talenti, le qualità, lo stile di vita comunitario, il lavorare per il bene comune con un’attenzione particolare ai più deboli. Come diceva don Benzi, “la salvezza non è qualcosa ma Qualcuno”. Dunque non ci si salva con delle sostanze, ma attraverso le relazioni, che hanno anche una dimensione trascendente, aprendo al rapporto con l’assoluto, con Dio, con Cristo.

Giovanni Paolo Ramonda: