I recenti fatti di cronaca e i numeri relativi ai femminicidi in Italia ci restituiscono una realtà terribile. I dati ufficiali ci dicono che ogni 2,5 giorni nel nostro paese viene uccisa una donna. I freddi numeri non ci dicono molte cose, tra cui il fatto che, spesso l’omicidio rappresenta il culmine di una lunga condotta di maltrattamenti e di atti persecutori. I segnali premonitori di un’evoluzione del singolo rapporto di coppia in senso aggressivo, violento o abusante, sono oggetto di studio degli esperti: il principale movente della violenza contro le donne sembra essere il rapporto di potere all’interno della coppia o della relazione, oltre che quello passionale. La violenza è espressione del desiderio di controllo, dominio e possesso dell’uomo sulla donna e viene usata per confermare e stabilizzare il potere maschile. E ciò aumenta man mano che la libertà delle donne cresce. Ecco allora che la violenza all’interno delle mura domestiche può aggravarsi fino a sfociare nell’omicidio, quasi sempre preceduto dal protrarsi di situazioni di abuso, di sopraffazione o di vessazione; oppure la violenza nasce dalla decisione della donna di porre fine alla relazione di coppia, decisione che l’uomo non è in grado di tollerare.
Nella normativa italiana, il termine femminicidio, si riferisce all’uccisione di una donna con la quale si ha, o si ha avuto, un legame familiare/affettivo. Quando parliamo di legge sul femminicidio, generalmente ci riferiamo al decreto-legge n. 93 del 14 agosto 2013, convertito nella legge n. 119 del 15 ottobre dello stesso anno. Da quel momento, la relazione affettiva è diventata il nuovo parametro per le aggravanti su cui tarare aggravanti e misure di prevenzione. Rilevante sotto il profilo penale è, da allora in poi, la relazione tra due persone, a prescindere da convivenza o vincolo matrimoniale. Vi è un’aggravante comune, applicabile ai reati di maltrattamento in famiglia e di violenza fisica a danno o in presenza di minorenni o donne incinte. Aggravanti specifiche sono previste inoltre per la violenza contro donne in gravidanza o commessa da chi sia stato legato da una relazione affettiva. Nel 2019 con la legge n. 69 del 19 luglio 2019 per il contrasto alla violenza di genere, è stata varata la normativa sul Codice Rosso che prevede nuove misure come la procedura di emergenza nei casi di violenza domestica, stalking e maltrattamenti familiari. In particolare, appena avvertito dalle Forze dell’ordine dei maltrattamenti, violenze sessuali o atti persecutori, il Magistrato deve sentire la vittima entro massimo tre giorni dall’inizio del procedimento e valutare se applicare immediatamente la misura cautelare. Inoltre, tale normativa concede tempi più lunghi per sporgere denuncia: rispetto ai sei mesi precedentemente previsti, la vittima ha tempo fino a dodici mesi. Oltre a ciò, sono state inasprite le condanne per questa tipologia di reati.
Insieme all’aspetto normativo è di fondamentale importanza che le donne che subiscono delle violenze vengano protette in ogni aspetto della quotidianità. Fin dal primo episodio di stalking, il soggetto abusante dovrebbe d’ufficio, e celermente, essere seguito psicologicamente, affinché le decisioni giudiziarie vengano prese anche in base alle figure professionali, con prerogative forensi, che seguono l’abusante, quando egli accetti il sostegno. Abbiamo il dovere di prevenire in ogni modo la violenza di genere e il suo epilogo più tragico.