Tre giornate nel segno della santità e dell’ecumenismo. Una missione apostolica per globalizzare la carità, sciogliere antichi nodi, sanare ferite civili e religiose. Da domenica a martedì Francesco vola in Bulgaria (dove Angelo Roncalli fu ambasciatore vaticano per un decennio) e in Macedonia del Nord, patria di Madre Teresa, una nazione mai visitata prima da un Pontefice. Il quadro non è semplice. In Bulgaria ci sono 7 milioni di abitanti: 76% ortodossi, 10% musulmani, 1% cattolici (70 mila persone) e 1% protestante. In Macedonia del Nord sono due milioni gli abitanti, di cui due terzi ortodossi, un terzo musulmani, meno dell'1% cattolico (15 mila persone). Il Papa, fa sapere la Santa Sede, affronterà le problematiche di Paesi ai margini dell'Ue, di comunità cattoliche fortemente minoritarie, di rapporti ecumenici e interreligiosi complicati, di questioni spinose come la drammatica situazione nei campi profughi. La visita ribadisce la volontà di dialogo di Francesco che non entrerà nelle questioni interne dell'ortodossia. Le divisioni nella cristianità, infatti, sono ancora un nervo scoperto.
A distanza di anni, è ancora attuale al riguardo e suscita ancora clamore il duro J’accuse del teologo cattolico dissidente Hans Küng, secondo il quale Giovanni Paolo II ha elogiato spesso e volentieri i “pontieri” ecumenici, ma al tempo stesso avrebbe pesantemente compromesso i rapporti con le Chiese ortodosse e con quelle riformiste, negando “il riconoscimento dei suoi funzionari e dell’eucarestia”. Secondo Küng, Wojtyla avrebbe dovuto consentire (“come suggerito dalle commissioni di studio ecumeniche e come praticato da tanti parroci”) le messe e l’eucarestia nelle Chiese non cattoliche e l’ospitalità eucaristica. Avrebbe anche dovuto: ridurre “l’eccessivo potere esercitato” dalla Chiesa nei confronti delle Chiese dell’Est e delle Chiese riformiste e rinunciare all’insediamento dei vescovi romano-cattolici nelle zone delle Chiese russe-ortodosse. Ha ampliato, invece, “la politica di potere e di prestigio del Vaticano, mascherata da discorsi ecumenici e gesti vuoti” che avrebbero celato “il desiderio di sottomissione della Chiesa dell’Est sotto il primato romano e il ritorno dei protestanti alla casa paterna cattolica”.
In realtà tutti gli ultimi pontificati hanno compiuto storici passi avanti verso una cristianità finalmente unita. Ciò che unisce è più di ciò che divide e anche questo viaggio di Francesco lo conferma. Ratzinger è il teologo che per decenni ha segnato il percorso di formazione di generazioni di seminaristi divenuti poi classe dirigente nella Chiesa con testi di dottrina talmente nitidi e potenti nell’esegesi delle sacre scritture da diventare libri di testo anche nelle facoltà teologiche della Chiesa ortodossa. Dal 5 febbraio 2012, inoltre, è venerato come santo martire dalla Chiesa ortodossa Alexander Schmorell, uno dei “ragazzi” della Rosa Bianca, i giovani che si opponevano al nazismo fino ad esserne sterminati e che si ispiravano al teologo cattolico Romano Guardini.
“Il mio pellegrinaggio sarà nella memoria di Giovanni XXIII, che, nei dieci anni trascorsi a Sofia come delegato apostolico, ha creato col popolo un legame di stima e affetto che ancora dura – spiega Francesco-. Il Papa Santo è stato uomo di fede, di comunione e di pace. Per questo ho scelto come motto del viaggio il titolo della sua enciclica Pacem in terris”. Nel 2002 Giovanni Paolo II visitò, primo Pontefice nella storia, la Bulgaria e disse di non credere alla pista bulgara che collegava al regime comunista l’attentato compiuto da Ali Agca nel 1981 a piazza San Pietro. Francesco benedirà a Skopje, in Macedonia del Nord, la prima pietra di un santuario dedicato a Madre Teresa, che qui nacque nel 1910. La chiesa in cui venne battezzata fu distrutta dal terremoto del 1963: oggi è sede di un memoriale visitato ogni anno da 100 mila pellegrini. Con il Papa ci saranno i leader religiosi del paese e nella cappella, dove ci sono le reliquie della suora, avverrà l’incontro con un gruppo di poveri e alcuni parenti della religiosa. Francesco le renderà omaggio quale “coraggiosa missionaria della carità di Cristo nel mondo che ha dato conforto e dignità ai più poveri tra i poveri”.