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Stalking, il governo deve fare di più

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Lasciatoci ormai alle spalle il “rovente” mese di agosto, non solo per le altissime temperature climatiche e i numerosi incendi, colposi e non, che stanno continuando a devastare ampie aree del nostro patrimonio boschivo, ma anche per i fatti di violenza che hanno visto protagoniste diverse donne, gli attentati terroristici di Barcellona e Cambrils, fino ai “giochi pericolosi” tra Usa e Corea del Nord e all’insoluta questione immigrazione, di cui finalmente si discute – pare proficuamente – a livello internazionale per iniziativa di Francia, Germania, Italia e Spagna, torniamo, spero riposati, alle consuete fatiche quotidiane concentrandoci sul da farsi.

Diverse le questioni sul tappeto per il sindacato chiamato da subito a dare gambe all’accordo col governo sulla previdenza, entrato nella cosiddetta “fase due“, e a dare il proprio contributo nel trovare soluzioni adeguate per rilanciare l’occupazione giovanile e femminile, in particolare per quel che riguarda le assunzioni a tempo indeterminato, e migliorare l’occupabilità dei lavoratori coinvolti in situazioni di crisi, come nelle intenzioni espresse dal Ministro del Lavoro nell’incontro istituzionale dello scorso luglio.

Come donne del sindacato, il nostro primo impegno riguarderà la recente approvazione della riforma del sistema penale, su cui abbiamo ampiamente discusso e avanzato proposte unitarie già durante il percorso parlamentare, che non ci soddisfa e continua a preoccuparci per il possibile depotenziamento dell’azione di contrasto nei confronti del reato di stalking che interessa nella maggior parte dei casi il genere femminile.

Continueremo, pertanto, a fare pressing sul Ministero della Giustizia per ottenere una modifica del nuovo codice penale, in particolare dell’articolo 162 ter, entrato in vigore il 3 agosto, che riguarda i cosiddetti “reati a querela remissibile“, quindi anche le forme “meno gravi” di stalking, e che, nell’ottica di promuovere la soluzione extragiudiziale di questi reati, ne prevede l’estinzione tramite un risarcimento e senza il consenso delle vittime. Avevamo richiesto in merito anche un incontro col Ministro della Giustizia, che in più occasioni si era dichiarato disponibile a valutare attentamente le possibili incongruenze della legge proprio rispetto a questo tipo di reato, ma, ad oggi, purtroppo, non si è avuto riscontro alcuno.

Ciò significa che alla ripresa dei processi per molti stalker si aprirà la possibilità di estinguere il reato commesso pagando una “congrua” cifra, anche in comode rate, e senza interpellare la persona offesa. Diventa prioritario e urgente, quindi, un intervento per mettere al riparo ogni denuncia di stalking da possibili azioni riparatrici di tipo amministrativo.

Come sindacato confederale, metteremo in campo tutte le iniziative che si riterranno necessarie ed opportune per giungere nel più breve tempo possibile alle giuste modifiche di una norma che rischia di indebolire il sistema di tutela nei confronti delle tantissime vittime, con possibili ripercussioni negative anche sull’atto stesso della denuncia che si presenta già difficoltoso, complesso e di modesta entità. Qualcuno ci ha dato del “terrorismo psicologico“, ma noi siamo convinte che si tratti semplicemente di prevenzione, cioè agire prima che si verifichi l’irreparabile. Questo il nostro contributo concreto per la costruzione e diffusione di una cultura del rispetto, non solo della dignità delle donne ma di quella di ogni persona.

Liliana Ocmin: