Mai sottovalutare quel vecchietto che siede alla Casa Bianca: Trump lo ha fatto un paio d’anni fa, e ha rimediato la clamorosa battuta d’arresto della mancata vittoria delle elezioni di metà mandato. Adesso Joe Biden, che incrocerà le armi con il Populista Massimo all’inizio di novembre, dimostra una volta di più di saper bene che tasto va schiacciato per vincere alla macchinetta delle elezioni. Lui deve recuperare il voto delle centinaia di migliaia di musulmani americani che hanno scritto sulla scheda delle primarie “astenuto”, ed allo stesso tempo mantenere il più possibile i consensi degli ebrei americani, stufi sì di Netanyahu ma legittimamente desiderosi di rivedere gli ostaggi – quanti ne restano – tornare a casa dopo l’assalto a freddo dei macellai di Hamas.
Insomma, le chiavi della Casa Bianca sono in Medioriente, o almeno quelle dello stipetto che le contiene. Ecco allora il vecchio Joe, “l’Addormentato” secondo i suoi detrattori che non sono tutti a destra, che osa l’inaudibile, pensa l’ardimentoso, agisce con una visione degna del miglior Kissinger o del Clinton stranamente lucido. In altre parole: tira fuori dal cappello un progetto, un piano, una road map che potrebbe (potrebbe, per carità) mettere al loro posto tutte le tessere del mosaico. Una tregua in atto che sarebbe una pace in potenza, una definitiva sconfessione della politica di Netanyahu, la retrocessione di Hamas a movimento da gettare nel cestino della Storia, una riforma infine dello stantio sistema di potere che stancamente gestisce la Cisgiordania.
Intendiamoci, non è cosa da veder realizzata in un quarto d’ora; eppure all’Amministrazione Biden va riconosciuta la capacità del colpo d’ali, dell’inventiva, dello stupire. Perché se un precedente viene alla mente, quel precedente è la questione degli americani ostaggio dell’ambasciata di Teheran, nel lontano 1980. Per i più giovani: li avevano presi in ostaggio i pasdaran di Khomeini, Carter cercò in ogni modo di liberarli prima delle presidenziali di quell’anno, l’insuccesso dei tentativi portò Ronald Reagan alla vittoria e lui alla pensione. Sembra che i Repubblicani americani, all’epoca dei fatti, non fossero estranei ad un patto con Khomeini in persona, per boicottare la liberazione, stipulato informalmente nell’ottobre del 1980 un mese prima delle presidenziali. Da allora l’October Surprise è sinonimo di colpo inaspettato ma determinante ai fini della elezione del presidente americano. Biden ha deciso di anticipare i tempi, e invece di ottobre pensa a settembre come momento adatto per dare ai suoi elettori islamici (la vera novità di queste elezioni) la pace a Gaza, soprattutto perché i musulmani americani che inneggiano ad Hamas sono veramente pochi ed ai suoi elettori ebrei un gruppo di ostaggi riportati a casa. A Trump resterebbero ben poche carte in mano: l’America l’ha fatta grande qualcun altro. Quanto a Netanyahu, ci penseranno gli elettori e la commissione d’inchiesta sui fallimenti della sicurezza lo scorso 7 ottobre. A quel punto Joe il presunto addormentato potrebbe davvero concedersi una bella dormita, priva di pensieri.