La solitudine, nella Terza e Quarta età, è una delle problematiche più diffuse del nostro tempo e può portare ad un incremento delle compromissioni della salute e del benessere psicofisico, con il conseguente rischio dall’insorgere di forme depressive e altre patologie correlate. La società civile non può voltarsi dall’altra parte di fronte a questa nuova fragilità sociale.
Dietro agli anziani soli ci sono persone con doti eccezionali che, nella loro gioventù, hanno contribuito a costruire il nostro Paese e il sistema di welfare come li conosciamo oggi; quindi, abbiamo il dovere di essere loro prossimi.
Le statistiche però, ci dicono che, oltre il 70% degli anziani, passa le giornate senza alcuna compagnia e ciò è indegno per una società democratica e socialmente progredita. Deve essere creata una rete di supporto molto radicata, composta da soggetti istituzionali e del mondo del volontariato, in grado di rompere la catena dell’isolamento.
Occorre stimolare le relazioni e la socialità: gli anziani devono tornare ad essere il fulcro delle comunità e delle famiglie. Essi, attraverso il dialogo intergenerazionale, devono poter continuare a trasmettere il loro esempio di vita e, nel contempo, essere aiutati dai giovani nell’utilizzo delle nuove tecnologie affinché possano rimanere costantemente informati su quello che accade nel mondo e stare al passo con i tempi.
La solidarietà deve essere dimostrata non a parole ma con gesti tangibili, nessuno può e deve rimanere solo, soprattutto coloro che, attraverso i loro sforzi, ci hanno donato tutto ciò in cui oggi viviamo.