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Social challenge, quando l’intrattenimento è pericoloso

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Foto di KNFind da Pixabay

Sempre più spesso, sui social media, si sta stanno diffondendo le cosiddette “challenge”, ovvero delle sfide che, molto frequentemente, possono diventare pericolose e assumere i connotati di vere e proprie tragedie. Negli anni, diverse di queste, sono assurte alla cronaca a causa delle loro conseguenze. Basti pensare al “Blue Whale” il quale, attraverso il compimento di diverse azioni lesive, ha spinto diversi giovanissimi a gravi forme di autolesionismo. Nelle ultime settimane invece, ha preso sempre più piede un’altra pericolosa sfida, detta “train surfing”, che ha visto degli adolescenti salire sul tetto di alcuni convogli ferroviari e, nel caso più grave, percorrere oltre cento chilometri sul vagone di coda di un Intercity.

Vedendo questi fatti una domanda sorge spontanea: che cosa avvicina le giovani generazioni al compimento di queste “challenge”? Un ruolo primario sicuramente è giocato dai “reel”, dei brevi video virali in grado di raccogliere moltissime visualizzazioni e generare forme di intrattenimento su questi comportamenti pericolosi. Un ulteriore fattore è poi costituito dal senso di appartenenza al gruppo dei pari che, la partecipazione a queste “sfide”, può generare e quindi, essere il primo a compiere un determinato gesto potrebbe, in un certo senso, far si che, coloro che stanno costruendo la propria personalità, si sentano protagonisti, anche se in maniera sbagliata. Oltre a ciò, in alcuni casi, si verifica il cosiddetto “trendiness della challenge”, ossia il suo essere di moda, che la fa diventare un “tema chiave” sulle piattaforme social e, di conseguenza, molto seguita.

Di fronte a questi pericoli crescenti, le istituzioni educative, hanno il dovere di agire con assoluta celerità. Bisogna disinnescare il rischio di emulazione e fornire agli adolescenti tutti gli strumenti per far si che l’utilizzo dei social non degeneri in queste pericolose pratiche. Occorre aumentare il dialogo con le giovani generazioni sul tema della sicurezza in rete, facendo esprimere liberamente la loro opinione e ascoltandone i dubbi.

I tempi in cui viviamo sono connotati da una grande velocità e, conseguentemente, gli spazi educativi, sono diventati più ampi. Saper essere educatori oggi, significa saper mettere in campo un’alleanza virtuosa tra famiglie e istituzioni, mettendo al centro il confronto al fine di poter tutelare e formare i nostri giovani alle sfide che, le nuove tecnologie e i social, ci pongono mettendo però sempre la tutela dell’integrità delle persone al centro dell’azione educativa.

Claudio Marcassoli: