Papa Francesco, con grande coraggio e lungimiranza, in questi giorni, sta compiendo un lungo viaggio apostolico che lo sta portando a visitare Paesi con diversi contesti politici e religiosi. L’Asia e l’Oceania, in particolare, rappresentano due territori molto ampi formati da Paesi in forte sviluppo ma denotati da dinamiche sociali diverse ed estremamente complesse. A Timor Est, ad esempio, la comunità cattolica, rappresenta la gran parte della popolazione mentre invece, in Indonesia, lambisce il 3% dei cittadini. Il Santo Padre quindi, applicando gli insegnamenti dell’enciclica Fratelli tutti, sta incontrando le diverse comunità e si sta impegnando in prima persona per promuovere il dialogo tra religioni e culture diverse, con l’obiettivo di gettare le basi per una lunga e fruttuosa coesistenza pacifica contrassegnata dalla fraternità tra i popoli.
Come cattolico ritengo che il viaggio del Pontefice stia contribuendo a gettare un seme proficuo per favorire l’impegno dei cristiani nella società civile a tutti i livelli e ad ogni latitudine, al fine di contribuire al raggiungimento concreto del bene comune e al dialogo con le altre religioni. L’opera di Papa Francesco è fondamentale, in quanto si adopera con energia per contrastare i fondamentalismi e ci dà un’opportunità per far crescere le future generazioni nel solco della pace e della tutela della nostra “Casa comune”. La comunità cristiana nella sua interezza e in ogni luogo, ha il dovere morale di dare seguito all’esempio che il Santo Padre ci sta donando. Se saremo in grado di fare ciò, allontaneremo per sempre lo spettro della guerra e i nostri figli potranno vivere in un mondo di fraternità, quello auspicato anche da Santa Madre Teresa di Calcutta.