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Siccità, ecco perché è necessario costruire nuovi invasi idrici

Nonostante le precipitazioni degli ultimi giorni, la mancanza di piogge e la diminuzione di precipitazioni nevose nell’Italia settentrionale è molto preoccupante, sia per l’agricoltura che per la produzione energetica, a titolo esemplificativo si pensi che in cui la neve è diminuita del 53% sull’arco alpino, mentre il bacino del Po fa registrare un deficit del 61%. Ciò premesso, in qualità di Acli Terra però, non intendiamo drammatizzare, offrendo alcuni elementi di riflessione, considerando comunque che, tale situazione è da attenzionare attraverso la messa in campo di misure infrastrutturali tese a ottimizzare le risorse idriche attualmente disponibili e contestualmente ridurne gli sprechi. Intanto ricordiamo che il Governo Draghi ha stanziato 36,5 milioni di euro lo scorso anno per le aree colpite dalla siccità e l’attuale esecutivo Meloni sta proseguendo l’impegno in tal senso.

Occorre poi evidenziare che, il 2022, è stato l’anno meno piovoso da settant’anni ad oggi, preceduto dal 2007, dal 2012 e dal 2017. Solitamente però tali statistiche vanno fatte con i dati di aprile, maggio, settembre ed ottobre che sono i mesi più piovosi ed equibrano gli inverni con meno precipitazioni; quindi, i primi due mesi del 2023 non sono elementi utili per proiezioni. L’elemento preoccupante, invece, è l’ingresso dell’acqua marina nei fiumi, nel Po anche per 40 km, provocando ulteriori problemi alla irrigazione. Per tale motivo è necessario concentrare l’attenzione sul tema della manutenzione degli invasi e la costruzione di nuovi. Tale opera è necessaria per renderli più efficaci nella conservazione e distribuzione dell’acqua esistente, che comunque sarebbe sufficiente.

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