I lavori del G20 di Roma sono giunti al termine e i leader sono volati a Glasgow, in Scozia, per i lavori della COP26. Sui giornali non si fa che parlare di loro. Delle 85 macchine blindate della scorta del presidente americano Biden. Della cena di gala al Quirinale. Del tè delle mogli dei premier. O della visita del premier indiano Modi in Vaticano (dove, però, nessuno ha parlato degli attacchi a cristiani avvenuti in India nel 2021 – almeno 300 secondo un recente rapporto). I leader mondiali hanno parlato di “mercato unico”. Qualcuno ha parlato “addirittura” del problema “Taiwan” (importante per gli scambi commerciali in un’area strategica dal punto di vista geopolitico). Delle politiche per il futuro prossimo.
Nessuno ha parlato dei bambini: per molti di loro potrebbe non esserci nessun futuro con la pandemia ancora dilagante e l’ambiente che peggiora giorno dopo giorno (nonostante le promesse dei leader mondiali).
Giovedì scorso, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, l’UNICEF, ha pubblicato uno studio nel quale parla di almeno 200 milioni di ragazzi e ragazze, in 31 paesi, privi delle risorse necessarie per studiare. Secondo il Remote Learning Readiness Index, più della metà, 102 milioni, vivono in paesi dove le scuole sono state chiuse (completamente o parzialmente) a causa della pandemia. Per questi adolescenti, è futuristico se non fantascientifico parlare di DAD, apprendimento a distanza. “Anche nel bel mezzo di un’emergenza in corso, sappiamo che ce ne sarà un’altra, ma non stiamo facendo abbastanza progressi per garantire che la prossima volta che gli studenti saranno costretti a uscire dall’aula, avranno opzioni migliori”, ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore Esecutivo dell’UNICEF. https://www.unicef.org/press-releases/least-200-million-schoolchildren-live-countries-remain-unprepared-deploy-remote
Per centinaia di milioni di bambini, bambine, adolescenti il futuro potrebbe essere finito prima ancora di cominciare: senza istruzione la speranza di trovare un lavoro (nel proprio paese o all’estero) è praticamente pari a zero.
Ma loro sono quelli fortunati. In altri paesi, è la loro stessa sopravvivenza ad essere messa in discussione. La causa, spesso, sono i cambiamenti climatici e ambientali in parte causati dai paesi più sviluppati (quelli che hanno appena finito la loro cena di gala a Roma): secondo quanto riportato nel rapporto dell’UNICEF Running Dry: the impact of water scarcity on children in the Middle East and North Africa, “Quasi 9 bambini su 10 in Medio Oriente e Nord Africa vivono in aree a stress idrico alto o estremamente alto, il che comporta serie conseguenze per la loro salute, nutrizione, sviluppo cognitivo e mezzi di sostentamento futuri”. Qui il problema non è non poter andare a scuola: è sopravvivere. “Circa 66 milioni di persone nella regione non hanno servizi igienici di base e una percentuale estremamente bassa di acque reflue viene trattata adeguatamente”. Secondo Bertrand Bainvel, vicedirettore regionale dell’UNICEF per il Medio Oriente e il Nord Africa, “La scarsità idrica sta avendo un profondo impatto sui bambini e le famiglie, a partire dalla loro salute e nutrizione. La scarsità d’acqua sta diventando anche sempre più causa di conflitti e sfollamenti”. “Il cambiamento climatico provoca minori piogge per l’agricoltura e il deterioramento della qualità delle riserve d’acqua dolce a causa del trasferimento di acqua salata nelle falde acquifere d’acqua dolce e l’aumento delle concentrazioni di inquinamento”.
“In molti Paesi della regione, i bambini sono sempre più costretti a percorrere lunghe distanze a piedi solo per andare a prendere l’acqua, invece di passare quel tempo a scuola o con i loro amici a giocare e imparare”, ha detto Chris Cormency, consulente regionale dell’UNICEF per l’acqua e i servizi igienico-sanitari nella MENA.
Dall’altra parte del pianeta, a lanciare un altro allarme per la salute dei bambini è stato un documento dell’OMS sui rischi legati al “trattamento informale dei dispositivi elettrici o elettronici scartati”. “Con l’aumento dei volumi di produzione e smaltimento, il mondo deve affrontare quello che un recente forum internazionale ha descritto come un crescente “tsunami di rifiuti elettronici”, mettendo a rischio vite umane e salute”, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS. “Allo stesso modo in cui il mondo si è mobilitato per proteggere i mari e i loro ecosistemi dall’inquinamento da plastica e micro-plastica, dobbiamo mobilitarci per proteggere la nostra risorsa più preziosa , la salute dei nostri figli, dalla crescente minaccia dei rifiuti elettronici”. Ancora una volta, impressionanti i numeri. Più di “18 milioni di bambini e adolescenti, alcuni di appena 5 anni, sono attivamente impegnati nel settore industriale informale, di cui il trattamento dei rifiuti fa parte”. Altri vivono, vanno a scuola e giocano vicino a centri di riciclaggio dei rifiuti elettronici con alti livelli di sostanze chimiche tossiche, per lo più piombo e mercurio. “I bambini esposti ai rifiuti elettronici sono particolarmente vulnerabili alle sostanze chimiche tossiche che contengono a causa delle loro dimensioni più piccole, degli organi meno sviluppati e del rapido tasso di crescita e sviluppo”. Assorbono più inquinanti rispetto alle loro dimensioni e sono meno in grado di metabolizzare o sradicare sostanze tossiche dai loro corpi.
Di tutto questo, i leader politici mondiali non hanno parlato. E lo stesso hanno fatto i giornali: hanno preferito concentrarsi sul menù ideato da Fabrizio Boca, cuoco del Quirinale, per la cena di gala del G20 (a base di “salmone marinato all’aneto con polvere d’olive, risotto alla zucca” e filetti di spigola). Solo il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha speso poche parole su questo argomento: “Non possiamo evadere la nostra responsabilità di fornire risposte. Lo dobbiamo alle aspirazioni a un mondo più giusto e migliore che vengono anzitutto dai nostri stessi concittadini. Lo dobbiamo ancor più alle nuove generazioni, alle quali va assicurato un futuro”, ha detto durante la cena al Quirinale. L’ecosistema è “stato compromesso per l’egoismo di chi è stato incapace di coniugare la legittima aspirazione alla crescita economica e sociale con l’esigenza di tutelare ciò che non ci appartiene”, ha aggiunto il Presidente.
E mentre lui pronunciava queste parole e i camerieri del Quirinale servivano la sontuosa cena in livrea, nessuno sentiva l’urlo di decine e decine di milioni di bambini che chiedono solo un pezzo di pane e un po’ d’acqua per non morire di fame.