Distratti da beghe nazionali ed internazionali, a molti è sfuggita la decisione presa dalla 77esima sessione d’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la quale è stata introdotta la “Giornata mondiale per la prevenzione e la guarigione dallo sfruttamento sessuale dei minori, dagli abusi e dalla violenza“: sarà celebrata ogni anno il 18 Novembre.
Una decisione che è conseguenza non solo dei numeri impressionanti che riguardano questo fenomeno, ma anche della presa d’atto del Commissario Straordinario delle Nazioni unite per i Diritti Umani che, a Luglio scorso, ha pubblicato un rapporto proprio su questo argomento. N2241807.pdf (un.org)
Quali sono questi “numeri”? Nel mondo, ogni anno, quasi 1 miliardo di minori tra i 2 e i 17 anni è vittima di violenza fisica, sessuale o psicologica. 12 milioni di ragazzine, adolescenti sono vendute o “cedute” in moglie a uomini spesso molto più grandi di loro. E decine e decine di milioni di bambini e ragazzi sono sottoposti ad altre forme di violenza: quelle dello sfruttamento minorile e del lavoro minorile (dati Save The Children).
Una piaga che colpisce tutti i continenti, tutti i paesi, nessuno escluso (sebbene con differenze notevoli in termini percentuali). Il maggior numero di casi di violenze su minori si registra in Africa. Non è un caso se a presentare la richiesta di risoluzione all’Assemblea delle Nazioni Unite è stata la first lady della Sierra Leone, Fatima Maada Bio. Parlando ai delegati di 193 paesi, la Bio ha definito gli abusi sessuali sui minori un “crimine efferato” che colpisce soprattutto le ragazze che corrono un rischio maggiore di subire sesso forzato e sfruttamento. La prevenzione è “un’emergenza, ma fattibile”, ha dichiarato la Bio. In Africa, la gente non vuole parlare di stupro. “Abbiamo nascosto le cose per così tanto tempo. Dobbiamo smetterla di usare la religione per nascondere le cose brutte… non c’è religione che dica che lo stupro è accettabile”, ha aggiunto. In altri paesi, come quelli “sviluppati”, di abusi sessuali si parla da tempo.
In Europa, esiste già una Giornata europea per la protezione dei minori contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale. Istituita nel 2015, dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, tra pochi giorni ricorrerà il suo ottavo anniversario. Obiettivo di questa ricorrenza dovrebbe essere sensibilizzare l’opinione pubblica sullo sfruttamento e l’abuso sessuale dei minori e la necessità di prevenire tali atti. Ma anche contribuire a prevenire ed eliminare la stigmatizzazione delle vittime, e promuovere la ratifica e attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale (Convenzione di Lanzarote), l’unico strumento giuridicamente vincolante che obbliga gli Stati europei a criminalizzare tutte le forme di abuso sessuale in danno di minori.
Finora, anche nei paesi più ricchi, tutto questo non è bastato a risolvere il problema. In Italia, sono impressionanti i dati elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, e resi noti dalla Fondazione Terre des Hommes nel Dossier indifesa 2022. Lo scorso anno, i reati su minori sono stati 6.248. Per il 64% ai danni di bambine e ragazze e legati a violenza sessuale (record assoluto con 1.332 casi), di cui le giovani sono l’88% delle vittime.
Numeri impressionanti ma neanche lontanamente confrontabili con quelli di molti paesi africani. Qui a volte bambini e bambine non sono nemmeno considerati tali (eppure tutti gli stati africani che hanno aderito alle NU hanno ratificato al Convenzione dei Diritti del Fanciullo!). In un rapporto pubblicato pochi giorni fa, gli esporti dell’UNICEF “sottolineano come la discriminazione colpisca i ragazzi e le ragazze neri in tutto il mondo nella misura in cui non sono considerati bambini, anche agli occhi della legge”.
“Non so se saremo in grado di fermare del tutto lo stupro nel mondo, ma più saremo forti, più ridurremo il numero di vittime”, ha detto la Bio che ha ricordato il lavoro svolto da “oltre 100 organizzazioni avrebbero twittato il sostegno alla risoluzione di lunedì”.
Come spesso accade quando viene presentata una nuova giornata internazionale, anche la “Giornata mondiale per la prevenzione e la guarigione dallo sfruttamento sessuale dei minori, dagli abusi e dalla violenza” è stata accolta da pareri differenti. C’è stato chi ha previsto che non servirà a molto, che sarà solo una delle tantissime giornate internazionali. E chi, invece, ha lodato le Nazioni Unite per aver puntato i riflettori su un problema del quale non si parla mai abbastanza. Neanche quando, come in molti paesi africani, le sue dimensioni sono impressionanti. In Mozambico, ad esempio, oltre il 20% delle ragazze di età compresa tra i 13 e i 17 anni sono state sposate o vivono con qualcuno come se fossero sposate. Bambine come Teresa Gala “concessa” in sposa a 14 anni. Teresa è stata vittime di violenza tante volte: quando la sua famiglia l’ha ceduta, ancora bambina, a qualcun altro; quando ha dovuto lasciare la scuola e badare alla casa e ai suoi figli (oggi Teresa ha 44 anni ed è madre di cinque figli); quando le è stato vietato di avere una vita “normale”, almeno per come la si intende nei paesi sviluppati. E, infine, quando è diventata una sottomessa: “Dal momento che non studiavo e non avevo i miei mezzi di sostentamento, dovevo sempre chiedere soldi a mio marito”, ha detto Teresa. “Essendo consapevole che non guadagnava molto, a volte non chiedevo quasi nulla, ma sentivo ancora “no” molte volte. È stato molto umiliante”. Umiliazioni per essere state “cedute”, violentate, sfruttate.
Il suo non è un caso isolato. Ci sono paesi, dove nascere femmina è già una condanna: violenze, sessuali e non, matrimoni forzati e precocissimi, mutilazioni genitali, sfruttamento minorile sono realtà purtroppo ancora radicate.
Nel mondo, sono milioni le bambine e i bambini vittime di violenza di ogni genere (in particolare sessuale). Ma di loro non parla nessuno e nessuno si prende cura di loro. Nemmeno un giorno ogni anno: il 18 Novembre.