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Settore forestale strategico per l’ambiente, le comunità e la crescita del Paese

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Il tema della forestazione e le sfide connesse a questo importante settore fanno breccia anche nel mondo delle imprese. A rilevarlo è una recente ricerca di Rete Clima, che ha approfondito la questione coinvolgendo un campione di 50 aziende nazionali. Si tratta di una notizia importante, perché se finora erano abbastanza noti i progressi compiuti da tante imprese italiane in materia di sostenibilità e politiche ambientali, come dimostrano ad esempio diversi dossier della Fondazione Symbola, assai meno diffusa sembra la consapevolezza sul ruolo specifico di boschi e foreste nella preservazione dell’ecosistema. E questo è un fatto che riguarda tutti noi e interroga soprattutto la politica.

Secondo l’indagine, il 90% delle aziende italiane ritiene che creare nuove foreste sia una strategia vincente per contrastare la crisi climatica e tutelare la biodiversità; il 78% riconosce il ruolo svolto da quest’ultima contro il riscaldamento globale, e il 64% chiede una gestione forestale più attiva. Lo studio però sottolinea anche l’urgenza di maggiori campagne informative (per il 26% del campione), di iniziative che stimolino la partecipazione (24%) e di narrazioni non tendenziose e proattive (22%) che incentivino la consapevolezza nelle aree urbane (18%) e agevolino una diversa visione del comparto forestale (6%); infine, tra i gruppi target cui rivolgersi sono identificati i giovani (14%), i decision maker (28%), la popolazione urbana (8%).

C’è dunque ancora molta strada da compiere, nella consapevolezza che il fattore tempo, per intraprendere la transizione ecologica, è sempre più determinante perché la casa comune, come ha recentemente ricordato Papa Francesco, in occasione del 60mo anniversario della tragedia del Vajont, si sta sgretolando a causa del dominio della logica del profitto e dello sfruttamento su quella dell’uomo e dell’ambiente. La cura del creato, ha affermato il Santo Padre incontrando i componenti dell’Associazione “Vajont – Il futuro della memoria”, “non è un semplice fattore ecologico, ma una questione antropologica: ha a che fare con la vita dell’uomo, così come il Creatore l’ha pensata e disposta, e riguarda il futuro di tutti, della società globale in cui siamo immersi”.

Per noi sindacato delle Tute Verdi, cioè dei lavoratori agroalimentari, della forestazione e dei consorzi di bonifica, questa sfida è pane quotidiano, ed è quindi estremamente positivo che anche il mondo produttivo contribuisca sia con investimenti che con azioni rivolte a costruire un’opinione pubblica più informata e consapevole. Il tema è al centro delle nostre azioni contrattuali e politiche ma anche delle nostre campagne, a cominciare dalle Giornate della Montagna, che svolgiamo ogni anno assieme a tanti stakeholders e che terremo quest’anno ad Assisi, proprio per rilanciare l’attenzione delle istituzioni sulla valorizzazione delle tante professionalità connesse alle politiche ambientali. Tra queste, una rinnovata gestione del nostro patrimonio boschivo che faccia leva sul rilancio del lavoro idraulico forestale.

La rivista Nature pubblicò qualche anno fa uno studio della Yale University stimando al mondo oltre 3 mila miliardi di alberi, circa 420 per ogni essere umano. Alberi che ogni anno assorbono 16 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, trasformandoli, utilizzando l’energia del sole, in nutrienti e ossigeno. In Italia il patrimonio arboreo è di circa 12 miliardi di alberi: boschi e foreste ricoprono il 37% della superficie nazionale e sono cresciuti negli ultimi dieci anni di 587 mila ettari. Ma attenzione: sono cresciuti a causa dell’incuria e dell’abbandono, non per una politica lungimirante delle piantumazioni. Non a caso, sono aumentati anche gli incendi, il consumo di suolo, le emissioni climalteranti, le patologie che minacciano la salute dei boschi. A maggior ragione, la scelta dell’Ue di piantare almeno 3 miliardi di alberi entro il 2030, nell’ambito della Strategia per la Biodiversità, deve trovare in Italia un concreto contributo proveniente dagli operai forestali e dal giusto riconoscimento del loro ruolo.

Interessante, da questo punto di vista, la campagna di forestazione “Foresta Italia”, avviata dal 2022 da Coldiretti e Pefc, con il patrocinio dei ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, e giunta alla piantumazione di 60 mila alberi, grazie alla collaborazione delle aziende aderenti all’iniziativa. Ma non basta: serve una politica pubblica dei boschi accompagnata da una riforma partecipata del lavoro idraulico forestale, con adeguati riconoscimenti contrattuali ed economici per gli operai, formazione delle competenze, ricambio generazionale, finanziamento strutturale dei cantieri forestali da connettere alle tante altre filiere interessate, come turismo, legno, energia, in un’ottica produttiva, di sviluppo sostenibile e tutela ambientale.

La Fai-Cisl farà la propria parte e non mancherà di mettere in campo anche altre iniziative di sensibilizzazione, tra le quali quella che svolgeremo a maggio in tutta Italia dedicata agli alberi monumentali: dopo la ricerca pubblicata assieme a Symbola e Coldiretti, con il patrocinio del Masaf, dal titolo “Piccoli Comuni e Alberi Monumentali d’Italia”, svolgeremo una giornata simbolica con la quale valorizzare gli oltre 4 mila alberi secolari censiti in tutte le regioni italiane, più della metà presente appunto in piccoli comuni. Sono oltre 250 le specie di alberi monumentali censiti. Alberi bellissimi, che svolgono un ruolo determinante per l’ambiente, il paesaggio e l’identità di tante comunità, nonché in chiave preventiva contro il dissesto idrogeologico. Larici, platani, abeti, gelsi, faggi, pioppi, sequoie, pini, cerri, lecci, ma anche frassini, aceri, cipressi, ulivi e molti altri. Un monitoraggio che andrà naturalmente implementato e aggiornato con il contributo di tutti: ricercatori ed esperti, ma anche cittadini e associazioni locali. Ricordando sempre, come affermato da Papa Francesco, che “piantare un albero ci invita a continuare ad avere fiducia, a sperare e soprattutto a impegnarci concretamente per trasformare tutte le situazioni di ingiustizia e di degrado che oggi soffriamo”.

Onofrio Rota: