Il servizio civile è una conquista civile, fatta all’inizio degli anni Settanta, arrivando poi alla prima legge che dava la possibilità ai giovani – di cui ho usufruito anche io prestando il mio servizio nella Comunità Papa Giovanni XXIII – di scegliere il servizio civile, in alternativa a quello militare. Una conquista civile unica, soprattutto se pensiamo che in alcuni Paesi, i giovani sono costretti a svolgere il servizio militare di due o tre anni, comprese le donne. Una conquista a cui l’associazione fondata dal Servo di Dio, don Oreste Benzi, ha contribuito – insieme ad altre – per ottenere questo riconoscimento. Prima chi non faceva il servizio militare, andava in carcere.
Quello civile, è un servizio alla patria, al bene comune, un servizio delle forze più vive della società – i giovani – che si mettono a disposizione dei più bisognosi, per attività culturali, sportive, sociali. Un’opportunità meravigliosa, oggi in parte anche remunerata. Ha un alto valore che ha portato a un’altra conquista: il servizio civile internazionale, i cosiddetti caschi bianchi. Un’esperienza meravigliosa che permette a molti ragazzi, ogni anno, di andare in Paesi in via di sviluppo dall’Africa all’Asia all’America Latina.
Si tratta anche di un’occasione di crescita e di formazione culturale, teorica, scientifica, che poi si cala nell’azione quotidiana di conoscenza della realtà e delle rete sociale presente in Italia, delle istituzioni, dell’interazione che c’è tra l’associazione privata e l’amministrazione pubblica. Un anno veramente formativo, durante il quale il giovane può riflettere sul progetto della sua vita, ma anche conoscere tante realtà dove, anche alla luce dei suoi studi, delle sue capacità, poter indirizzare il suo percorso lavorativo.
Un’esperienza e un’opportunità che dovrebbe essere finanziata in modo adeguato. Ogni anno, rispetto alle richieste dei giovani di poter svolgere il servizio civile, l’effettiva possibilità è ridotta perché il budget che il governo stanzia è limitato. Bisognerebbe aumentarlo affinché tutti possano accedere. E’ un progetto che dovrebbe essere sviluppato molto a livello europeo: sarebbe interessante che l’esperienza italiana diventasse una guida in questo ambito.