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Ridare il giusto valore alla scuola per far crescere il Paese

E’ fuor di dubbio che i due pilastri fondamentali sui quali è costruita la società democratica sono la famiglia e la scuola. Se una di queste due istituzioni viene meno al loro ruolo formativo, tutto va alla deriva, in quanto etica e morale si perdono perché sostituite da altri valori. Con il rischio, ormai alto, di deperire quei principi di solidarietà, sussidiarietà e bene comune su cui si fonda la nostra repubblica. Affinché l’adolescente cresca in modo armonico, è necessario che il rapporto fra scuola e famiglia sia di assoluta intesa, collaborazione ed equilibrio nei ruoli.

Il rientro a scuola di un terzo degli studenti ha messo in seria crisi l’intero sistema educativo. Se da un lato c’è stata la voglia di tornare alla normalità da parte delle famiglie, dall’altra c’è stato un susseguirsi di disguidi e di problemi che era prevedibile ci fossero, o meglio, potevano essere evitati se si fosse intervenuti in maniera intelligente e con coscienza. Così abbiamo assistito ai tanti slogan e idee gettate alla rinfusa prive di una razionalità. È mancato un serio piano della logistica ministeriale che mettesse a sistema strutture scolastiche, sussidi e organizzazione delle attività.

Risultato: ancora ad oggi in molte scuole non sono arrivati i banchi nuovi, in altre mancano dispositivi di sicurezza come mascherine e gel igienizzanti, mancano i sussidi informatici per garantire la continuità formativa in caso di un altro lockdown e inoltre non esistono regole certe ne sulla misurazione della temperatura, se farla a casa o a scuola, ne su eventuali comportamenti in caso di infezioni da Covid. L’assurdo è che abbiamo già alcune classi in quarantena per alcuni casi di Covid. Molte cose, è vero, non si potevano evitare vista anche l’eccezionalità del caso, ma molte altre si. Se gli alunni sono stati accolti il primo giorno di scuola in un ambiente sano, ben organizzato e professionale, lo si deve solo al lavoro estivo del dirigente e degli uffici amministrativi, che in maniera autonoma, consultandosi con le famiglie e alcuni professionisti della sicurezza e logistica, hanno messo in campo misure in alcuni casi appropriate e in altre meno.

Nonostante ciò è stato triste vedere la scorsa settimana, alcune immagini di bambini distanzianti tra di loro e con mascherine in aule piccole, negando loro la possibilità di interagire e comunicare in maniera serena e spensierata come soltanto i bambini sanno fare. E pensare che bastava copiare ciò che è stato fatto in passato durante gli anni della Grande guerra o in piena pandemia dell’influenza “Spagnola” tra gli anni 1919 e 1920.

O ascoltare alcune delle proposte che ho suggerito al governo già a luglio scorso, come organizzare lezioni in altre strutture più grandi e in disuso, spesso presenti nelle nostre città, o considerata la bella stagione in alcune aree del Paese, organizzare lezioni in spazi aperti come parchi, naturalmente ben attrezzati, come l’avvio di un coordinamento più dettagliato e specifico tra il sistema sanitario e gli istituti scolastici, affinché ci sia una risposta rapida e ben organizzata ad eventuali focolai.

Purtroppo, quello che oggi, manca al Paese, è dare il giusto valore alla scuola, ridargli il suo senso più profondo: quello di formare la nuova classe dirigente del nostro Paese, di stimolare nei ragazzi quel pensiero critico al fine di far compiere al Paese Italia quello scatto culturale di cui ha bisogno per ridare dignità ai cittadini e al Paese in Europa. Per fare tutto questo servirebbe ripartire dalle basi ridando anche dignità al ruolo degli insegnanti che nel tempo si è andata sempre più a perdere. Non possiamo pensare di crescere e formare ragazzi senza riconoscere ai docenti il grande valore ma soprattutto la responsabilità umana e sociale che hanno.

Dovremmo cambiare l’atteggiamento avuto finora con loro e riconoscergli, per esempio, il grande spirito di abnegazione che hanno dimostrato durante il corso dell’intera emergenza dove sono spesso riusciti a dare supporto professionale, didattico e psicologico anche a distanza ai propri alunni. E’ proprio ora il momento di aiutare concretamente l’intero sistema scolastico per la logistica con più fondi. Non abbiamo ancora tempo per riflettere e pensare, ora è necessario agire. Siamo noi, tutti, che abbiamo il compito di formare oggi chi porterà avanti l’Italia domani e prenderne coscienza sarebbe già un grande passo avanti.

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