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Scuola e riapertura: la confusione che regna al Ministero dell’Istruzione è tanta

Sono ancora troppi i dubbi e le incertezze sulla ripartenza della scuola per il 14 settembre. Nelle ultime settimane abbiamo sentito tante proposte da diversi esponenti del governo e dai partiti che tengono in piedi questa maggioranza. Idee spesso in disaccordo anche tra loro. Forse la strategia che stanno adottando è quella di lanciare tante idee e soluzioni nel mucchio col risultato di non risolvere mai il problema.

Si predilige ancora lo spot elettorale alle soluzioni concrete per il Paese, la classe politica continua a servirsi del popolo invece di servirlo: il risultato è che ad oggi non esiste ancora un piano serio, né sulla didattica né sulle precauzioni di sicurezza che bisognerà adottare. Abbiamo un problema serio che è quello del distanziamento fisico degli alunni nelle classi pollaio, in parte risolto grazie allo sforzo dei singoli dirigenti scolastici che senza un aiuto concreto delle istituzioni stanno facendo sforzi importanti per consentire la didattica in presenza per il 14 novembre, utilizzando tutti gli spazi a loro disposizione.

Intanto potevamo muoverci per tempo nell’elaborare una semplificazione legislativa per consentire ai singoli Presidi e i Sindaci di avviare convenzioni con tutte quelle strutture inutilizzate che si trovano nei diversi comuni, di avviare accordo con strutture ricettive, sale convegni e oratori.

La confusione che regna nel Ministero dell’istruzione è davvero tanta. Nelle linee guida consegnate per la riapertura, le stesse che poi potrebbero anche cambiare a seconda di come si evolverà l’epidemia, si fa riferimento al fatto che una volta ritornati a scuola se un solo alunno risulterà positivo al Covid-19 si potrebbe mettere, a seconda poi delle varie situazioni, in quarantena la classe o nel peggiore dei casi l’intera scuola. Nulla da dire su questo, la salute prima di tutto ovviamente, ma inutile nasconderci nell’illusione che nessuno dei bambini che farà lezione avrà il virus, speriamo tutti di no, ma con l’incremento dei casi avvenuto in questo periodo è normale che ciò avvenga.

Avevamo l’intera estate per pensare a piani alternativi, più sicuri, in grado di sostenere le famiglie, gli insegnanti, gli studenti alla ripresa delle attività scolastiche e sopratutto garantire un altro bene fondamentale: quello dell’istruzione. Ma ancora sembra di combattere contro i mulini a vento, dove però poi a pagare il prezzo più alto sono e saranno i nostri ragazzi, quella generazione futura che oggi vede a rischio il loro domani, a causa di un governo che continua a caricare debito sulle loro spalle.

Per non parlare poi delle scuole paritarie, trattate come istituti di serie b durante tutta l’emergenza sanitaria e che ad oggi vivono l’angoscia della diminuzione di iscrizioni da parte delle famiglie perché con la crisi economica post Covid molti non potranno più permettersi la rata. Come pensiamo di muoverci su questo fronte? Non possiamo permettere che le migliaia di bambini e ragazzi che fino ad ora hanno scelto questi istituti, si trovino costretti a riversarsi nelle scuole statali. Questo non solo perché andrebbe a violare il diritto di scelta della propria istruzione ma anche e soprattutto perché se già ci sono problemi di sovraffollamento nelle classi delle scuole statali, con l’aggiunta di altri studenti la problematica crescerebbe a dismisura.

Doveva essere questa, invece, l’occasione per agevolare fiscalmente tutte quelle famiglie che vogliono continuare a mandare i propri figli alla paritaria, consentendo loro di detrarre l’importo totale della rata, superando le soglie previste attualmente. Così facendo permetteremmo alla scuola paritaria di continuare ad essere una scelta libera, proprio come quella statale.

Non mi stancherò mai di dire che l’istruzione delle nuove generazioni è il fulcro per il futuro del nostro Paese ma ciò nonostante viene trattato con pressappochismo e superficialità. Quanto è avvenuto in questi mesi con il virus ci ha spiazzati, ancora piangiamo tanti, troppi morti, ma non possiamo cedere di fronte alla paura, non possiamo lasciare che il panico lasci indietro il Paese. Dobbiamo riprendere, in maniera intelligente s’intende, ma dobbiamo farlo per il bene di tutti, dei bambini in primis.

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