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Salvare il Paese, salvando le famiglie

Sono migliaia di migliaia le famiglie che in questa emergenza hanno dovuto affrontare ogni tipo di problema e che oggi stanno affrontando un’altra emergenza sociale più insidiosa. Dal non avere più un lavoro, a doversi occupare dell’istruzione dei propri figli in casa, a vedere i propri ritmi cambiare. Ognuno di noi ha dovuto fare uno sforzo ma a molti, soprattutto le fasce più deboli, questo costa ed è costato molto più che ad altri.

La famiglia è la culla dove l’uomo nasce, cresce, si sviluppa e prende coscienza del suo essere persona e come tale va tutelata, ma la politica di questi ultimi mesi, e ahimè degli ultimi anni, l’ha un po’ dimenticato. Sono tante in Italia le realtà familiari al limite, penso alle ragazze madri, alle famiglie con uno o più disabili, penso a chi ha più di 3 figli, a chi non arriva a fine mese. E’ nostro dovere aiutarle, lavorare per ridargli una dignità, dare loro la possibilità di credere in uno Stato amico dei cittadini.

Fino ad ora le politiche economiche elaborate dal governo hanno dimenticato la famiglia, tassello indispensabile per costruire il benessere dell’uomo. Occorre un’inversione di rotta, che forse, in qualche modo arriverà con il Family Act. Ancora uno slogan, come tanti annunci che la politica odierna fa. Mi auguro che, questa volta, la bozza di legge delega, che sembra abbia al suo interno almeno dei buoni principi, non sia il solito spot politico e che riesca ad arrivare in parlamento prima che la situazione della crisi socio-economica colpisca in maniera ancor più pesante le tante famiglie italiane in sofferenza. È arrivato il momento di attivarci immediatamente per una politica di rilancio del nostro Paese, non domani, evitando le passerelle politiche e il muro contro muro con le opposizioni, partendo da quello che è il pilastro su cui si regge il futuro di un Paese: la Famiglia.

Da nord a sud, senza neanche renderci conto, il nostro Paese ha sempre meno bambini, l’età media si è alzata e sono troppi i ragazzi che hanno paura a tirar su famiglia, perché vivono di sussidi e precariato. E’ infatti un timore molto frequente tra i giovani quello di sposarsi e fare figli, perché le troppe incertezze e le poche agevolazioni che il Paese offre, li scoraggia. Dovremmo guardare a Paesi a noi vicinissimi come la Germania e la Francia che in confronto a noi hanno una popolazione giovane e attiva e che soprattutto fanno una politica funzionale per la tutela delle famiglie.

Come possiamo pensare di portare avanti un Paese senza proteggere quanto di più solido e importante abbiamo? La famiglia, i bambini, i giovani, sono il futuro di un Paese; la classe politica è responsabile della loro crescita e del Paese che lasceremo loro. Oggi, nel Paese, abbiamo una classe dirigente superficiale, sprovvista di spirito critico, priva di valori e lontana dei problemi reali della Nazione, che sta contribuendo, in maniera scevra di responsabilità, ad alimentare l’Ego mettendo a rischio i rapporti sociali e il nostro vivere in comunità.

La storia conferma che, per costruire un mondo più equo e solidale, non basta l’equilibrio dei diritti e doveri, sia pur importanti, se manca la fraternità. Per questi motivi c’è bisogno ora più che mai di una politica con una visione al futuro decennale, una politica per i giovani e i meno giovani, non possiamo lasciare indietro nessuno, meno che mai chi è il futuro del nostro Paese.

Non va bene l’assistenzialismo, servono risorse occupazionali, serve creare il lavoro e metterlo a disposizione dei ragazzi, occorre ridare dignità alle persone partendo dalle nostre famiglie. Se non facciamo così, il già radicato fenomeno della ‘fuga dei cervelli’ raddoppierà e noi non avremo più nessuno su cui investire i prossimi 30 anni del Paese”. La classe dirigente di ora ha il grande compito di formare quella di domani e non preoccuparsene potrebbe compromettere i prossimi 50 anni.

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