La crisi afghana ha lasciato tutti un po’ perplessi, soprattutto per la rapidità con cui i talebani – senza sparare molti colpi di arma da fuoco – hanno conquistato il Paese. Ma in tutto ciò, come si inserisce l’Europa? E’ un tema sicuramente interessante, molti invocano il ruolo dell’Europa in una crisi si questo tipo. Il problema è che l’Europa, rispetto a una crisi di questo tipo, ha un po’ le armi spuntate. Quando ci sono fenomeni geopolitici così importanti, l’Europa sconta l’assenza di una propria politica estera perché ogni Paese la gestisce autonomamente. E’ questo che impedisce all’Ue di avere credibilità in questo senso. E’ come se si chiedesse al Vecchio Continente di fare quello che non può.
L’Europa deve in qualche modo muoversi perché, come accadde nel 2015 dalla Siria, probabilmente dall’Afghanistan arriveranno molti profughi. O si individua già da ora una soluzione o una politica comune, o nei prossimi mesi ci troveremo di fronte a flussi migratori ingestibili, con i soliti egoismi dei vari Paesi che si faranno sentire. Questo senza dimenticare che a settembre ci saranno le elezioni tedesche e difficilmente ci sarà una Germania disposta ad aprire ai profughi.
Ci sono varie complessità: l’Europa dovrà essere un po’ attendista. Provare a capire quali saranno i flussi migratori e cercare di trovare una via di gestione più ordinata di quella del passato, ma inevitabilmente dovrà rispettare ciò che accade in Afghanistan, nel senso che non ha un vero peso in questa trattativa. Sicuramente però non dovrà fare mancare la sua voce, monitorare sul rispetto dei diritti umani.
D’altro canto, l’Europa si trova nuovamente schiacciata – come capita spesso su altri tavoli – nella lotta tra gli Usa, questo impero in declino, e la Cina che avanza. La crisi afghana è molto forte, per gli interessi dei vari Paesi coinvolti. I talebani sono arrivati dove sono ora perché hanno una galassia di coperture che partono dalla Cina per interessi economici, dalla Russia in chiave anti-americana, e poi una dimensione di dominio islamico del Pakistan. E’ evidente che di fronte a questi colossi, l’Europa gioca il ruolo del “vaso di coccio” che viene schiacciata.
L’Europa si è mossa sempre sul treno degli Usa: con loro è entrata in Afghanistan e con loro ne è uscita. Salendo su questo treno, ognuno ha seguito quelle che potevano essere delle piccole porzioni di interesse. Era un po’ a traino, a servizio. L’Italia ha investito circa 8,7 miliardi euro, oltre ad aver perso più di cinquanta militari in questa missione.
Dopo la presidenza Trump, forse l’Europa ha fatto l’errore di pensare che con l’arrivo di Biden si sarebbe tornati a degli equilibri geopolitici di dieci anni fa, quando c’era Obama. L’isolamento che ha scelto Trump era funzionale al fatto che gli Usa non possono più fare lo sceriffo del mondo perché stanno cambiando degli scenari. L’Europa deve cominciare a fare i conti con un mondo che sta cambiando.