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Il ruolo della corretta informazione nella tutela della salute pubblica

Il fenomeno della rinuncia alle cure non è un fatto nuovo“, ha recentemente ricordato la Fondazione Gimbe. Nella somministrazione delle quarte dosi anti-Covid siamo uno degli ultimi Paesi d’Europa. L’immunità ha una durata e il ritardo nei richiami conferma quanto sia fondamentale per la tutela della salute pubblica predisporre un’efficace campagna di comunicazione, che tenga conto della presenza inevitabile di negazionisti (no vax) e soprattutto di “esitanti”.

Inchieste preliminari segnalano che quasi il 20% della popolazione italiana non è disponibile a sottoporsi spontaneamente alla vaccinazione, mentre è noto che per auspicare lo sviluppo di una “immunità di comunità” la copertura vaccinale deve riguardare almeno il 70-80% della popolazione. All’inizio della campagna vaccinale si diceva che i risultati dei primi mesi della campagna avrebbero indicato la necessità-opportunità di prendere in considerazione l’ipotesi di stabilire l’obbligo vaccinale per tutti o per quali categorie di popolazione. Alcuni studi prospettano altresì la possibile utilità, come complemento, di vaccinazioni “aspecifiche” con l’impiego di vaccini già in uso contro differenti infezioni: si fa riferimento in particolare al vaccino trivalente morbillo, parotite e rosolia (MPR) e al vaccino antitubercolare di Calmette-Guérin (BCG) ma anche al vaccino antiinfluenzale (per cui è stata studiata una co-formulazione con il vaccino anti-Cov). Altra classica via di immunoprofilassi, sia pure con limitate indicazioni, è la profilassi passiva, a base di immunoglobuline specifiche, già in uso per esempio per l’epatite A e B o il tetano. Il razionale di questa modalità di profilassi passiva è di fornire da subito anticorpi, nella finestra temporale che il vaccino impiega per produrli.

Una prospettiva moderna di sviluppo in questa linea è offerta dalla produzione di anticorpi monoclonali. Impiegati da tempo in terapia per patologie non infettive (tumori, malattie autoimmuni), l’impiego di anticorpi monoclonali in profilassi rappresenta uno sviluppo teorico della strategia di immunizzazione passiva applicata alla prevenzione del Covid-19. La Fondazione Gimbe ha rilevato che “noi abbiamo svoltato nel 2021 sia con le coperture vaccinali, sia con la mutazione del virus che è diventato molto meno aggressivo. Bisognerà gestire queste ondate periodiche che non sono sempre prevedibili. Purtroppo con le quarte dosi per i fragili siamo molto indietro, siamo uno degli ultimi Paesi d’Europa e questo è grave”. Inoltre, secondo il Gimbe, ci sono due elementi da considerare: come stava il Servizio sanitario nazionale prima della pandemia rispetto alle liste d’attesa? Le strategie per accorciare le liste d’attesa sono state sempre quelle di aumentare l’offerta. Questo però ha aumentato ulteriormente la domanda e si è tornati al punto di partenza”. La pandemia ha peggiorato tutto, ritardando le prestazioni. “Lo Stato ha stanziato circa un miliardo di euro e ha chiesto a tutte le Regioni di sviluppare un piano di recupero delle prestazioni – osserva la Fondazione Gimbe – Abbiamo un capitale umano del Ssn che è più debole del 2019. Se l’offerta si riduce e la domanda aumenta si capisce bene che è impossibile”.

Prof. Giampiero Carosi: