Il compito primario che ha sempre contrassegnato le Acli, fin dall’epoca della loro fondazione avvenuta nel 1944, è stato ed è quello di essere prossimi nei confronti delle fragilità sociali emergenti e di coloro che soffrono. La nostra storia è stata da sempre connotata da uno sguardo concreto, basato sull’ascolto delle persone, sulla tutela del welfare e su uno sguardo verso la bellezza della famiglia quale nucleo primario di coesione sociale e fulcro per la costruzione della nostra “Casa comune”, come indicato più volte da Papa Francesco nel corso del suo pontificato. In altre parole, il nostro obiettivo, è sempre stato il fare del bene anche e soprattutto dove ci sono delle ferite morali e materiali, in ogni fascia d’età e condizione sociale. Il nostro essere cristiani presuppone il non lasciare soli coloro che soffrono, parlando al cuore delle persone e aiutandole a superare le difficoltà. Questa è la rivoluzione di pace che ci aiuta ad espletare la nostra missione di prossimità, senza escludere nessuno.
Il mio pensiero, in questi giorni molto difficili, va alle scuole e ai gravi episodi di violenza che le stanno lambendo. Uno di questi è avvenuto a Varese, nella comunità scolastica di Enaip di cui, in qualità di presidente regionale, desidero ricordare l’impegno educativo e, specie in questi momenti, rimarcare che siamo una comunità unita, chiamata a sostenersi reciprocamente nelle difficoltà. Il nostro compito, oltre a quello di collaborare per promuovere tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza di tutti i membri della comunità scolastica, rimane quello di portare avanti l’impegno fondativo di prossimità proprio delle Acli e di Enaip, a volte gravoso e difficile, di farci prossimi nei confronti della fragilità in ogni sua accezione. Questo è un dovere morale a cui, ad ogni livello, siamo chiamati per consegnare un futuro migliore ai nostri figli.