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Ritorno alla vita semplice

mons-dercoleE’ la vigilia di Natale, per una festa che quest’anno sembra appannata: l’incremento della precarietà è un dato comune in Italia e non solo. Si va allargando rapidamente il fossato fra i ricchi, che diventano sempre meno numerosi e più facoltosi, e i poveri destinati ad esserlo di più. E’ un fenomeno epocale che investe l’intera umanità, iniziato da alcuni anni e che, invece di accennare a finire, si prospetta pericolosamente pervasivo, malgrado i tentativi correttivi. Pensare di tornare indietro, ai tempi del boom economico che l’Italia ha conosciuto, è da escludere categoricamente, per questo è opportuno essere realisti e far appello a tutta la saggezza possibile.

La situazione si complica ancor più in Italia perché, alle cause che l’accomunano alle altre nazioni, va unita una corruzione dilagante (è il Paese più corrotto d’Europa), un eccessivo peso dell’imposizione fiscale e l’evasione che sono ormai a limiti insopportabili, la presenza di una burocrazia elefantiaca che favorisce e facilita proprio la corruzione e costituisce un ostacolo talora insormontabile allo sviluppo del Paese. Il fatto è che a pagare il prezzo più alto della crisi sono quasi sempre i più deboli a fronte d’una classe privilegiata e intoccabile. Se poi si aggiunge il costume della raccomandazione che crea clientela e la carenza della meritocrazia che obbliga i migliori cervelli, specie giovani, ad emigrare, il quadro socio-economico appare in tutta la sua preoccupante dimensione, capace di spegnere la speranza.

Che fare? La crisi c’è ed è dura, ma proprio perché costituisce un pericolo, può essere anche un’opportunità. Un dato è certo: le circostanze attuali ci obbligano a una vita più austera e parsimoniosa. Dover rinunciare a qualcosa di superfluo, cui si era abituati, può aiutarci a riscoprire la bellezza della condivisione, la gioia di sapersi accontentare e sperimentare il gusto d’una vita semplice. Siamo spinti dalla realtà a un cambiamento di stile di vita, che può aiutarci a stare di più insieme ed educarci al sacrificio. Socrate ripeteva spesso ai suoi discepoli: “Se considerate attentamente tutto ciò che viene messo in vendita, scoprirete di quante cose potete fare a meno”. Chi impara a guardare la realtà con ottimismo, s’impegna a fare di necessità virtù senza vergognarsi di vivere in questo modo.

La sobrietà è una virtù da riscoprire. Specialmente in questo tempo di Natale, che ci conduce a Betlemme, all’umile grotta dove nella più squallida povertà è nato il Re dell’universo, il salvatore dell’umanità. Gesù Bambino c’invita alla speranza, ci fa dono del coraggio. Oggi bisogna suscitare nella coscienza di tutti l’audacia del futuro. La crisi attuale può essere l’occasione per inventarsi capaci di nuova imprenditorialità, come già in tanti stanno facendo con coraggio e fantasia, mentre è ormai indispensabile che la politica e le organizzazioni sindacali comprendano che solo nella sinergia degli sforzi e nella serietà nel perseguire obbiettivi comuni si può traversare il guado minaccioso di questa decadenza che prima di essere economica è culturale e morale. In questo ambito c’è spazio per tante possibilità. La sfida del futuro è per tutti: è la nostra battaglia ideale e virtuosa.

Mons. Giovanni D’Ercole
Vescovo di Ascoli Piceno

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