Probabilmente a differenza delle azioni eclatanti portate a termine da Al Qaeda, saremo destinati a fronteggiare atti di micro terrorismo affidati anche a residenti nei Paesi scelti come obiettivo. Vicini di casa, i cui figli frequentano le stesse scuole dei nostri ragazzi, a cui saranno affidate azioni sicuramente più difficili da individuare e da fronteggiare rispetto ai classici atti eversivi che ci siamo abituati a conoscere.
Forme di terrorismo prepianificate, espressione di una lotta politico/religiosa ai danni di Nazioni, governi, gruppi etnici o fedi religiose, attuate con lo scopo di ottenere effetti mediatici immediati e nello stesso tempo alimentare terrore nella popolazione residente.
L’“information warfare” è in continua evoluzione ed è destinata a rappresentare sempre di più una realtà concreta indirizzata ad essere l’origine di qualsiasi atto terroristico ed a sfociare anche nel “cyber-terrorismo”, ossia atti terroristici finalizzati ad intaccare la sicurezza nazionale e mondiale a livello informatico. Una minaccia globale, tecnica, transnazionale e soprattutto anonima che segnali provenienti da tutto il mondo indicano come già iniziata, anche se la maggior parte dei Governi sono impreparati ad affrontarla. Il moderno terrorista, invece, avrà a disposizione mezzi di comunicazione sempre più sofisticati ed evoluti che gli consentiranno di colpire a “ragion veduta”, scegliendo il momento ottimale per portare a termine l’atto terroristico.
L’incubo del terrorismo, quindi, torna ad essere reale anche se si pensava che con la morte di Bin Laden la minaccia sarebbe scomparsa. Un’ottimistica valutazione sconfessata da quando accade ogni giorno per opera dello Stato Islamico di al-Baghdadi. Minacce ed atti concreti contro l’Occidente ed il mondo cristiano proposte come un “obbligo etico” dell’Islam, condiviso, peraltro, da centinaia di giovani occidentali pronti ad arruolarsi per combattere sotto il vessillo del Califfato. Giovani sicuramente esasperati dall’assenza di prospettive concrete che il mondo industrializzato sta loro negando e che vedono sempre di più allontanarsi una prospettiva di prosperità per l’azione disgregante delle tecnocrazie mondiali, in particolare quella europea.
In questo scenario sicuramente l’Italia è sotto osservazione degli jihadisti dell’Isis ed è diventata obbiettivo della strategia mediatica del Califfato perché Roma è la Capitale anche del cattolicesimo mondiale e quindi un atto terroristico nella Città Eterna avrebbe un’eco in tutto il modo cristiano con conseguenze assolutamente non prevedibili.
Un Paese, il nostro, che si è presentato agli occhi del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi come uno Stato esitante, indeciso e poco credibile sul piano internazionale. Oggi diventato meta incontrollata di migliaia di migranti, dopo che a livello nazionale è stata sviluppata una gestione fallimentare dei flussi. Terra di approdo di disperati convinti di poter in breve tempo raggiungere traguardi sognati per tutta la vita, destinati, invece, ad essere disillusi in breve tempo ed entrare a far parte della compagine degli scontenti, potenziali pedine del nuovo terrorismo.
Una situazione quella italiana destinata a diventare ad alto rischio per il “buonismo” imperversante e gli errori di valutazione commessi da chi ora guarda con timore le possibili azioni di ipotetici jihadisti mescolati ai profughi. Un’Italia che non ha esitato ad inneggiare alle varie “Primavere arabe” dimenticando che le realtà da abbattere erano a ridosso dei propri confini, Paesi governati da dittatori ma che fino al giorno prima erano stati aiutati e sponsorizzati dalle democrazie europee.
Un pericolo che emerge da recenti affermazioni del Capo della Polizia e del Ministro degli Interni. Pansa ammonisce che l’Italia rischia di importare con i migranti il fondamentalismo destinato a sciamare su tutto il territorio dell’Unione Europea. Alfano conferma che il migrante illuso nelle aspettative diventa un soggetto altamente disponibile a farsi reclutare.
Una situazione dove lo jihadista incaricato di fare proseliti troverebbe facile manovalanza mentre quello incaricato di attuare l’atto terroristico disporrebbe della complicità interna di gruppi estremisti nazionali, insurrezionalisti con l’unico scopo di destabilizzare uno Stato come l’attuale, incapace di garantire loro un futuro diverso dalla malversazione e dal malaffare.
Fernando Termentini
Generale di Brigata della riserva dell’Arma del Genio dell’Esercito Italiano
Analista di Sistemi Informatici, ufficiale Addetto alla Difesa Nbc in particolare per quanto attiene la valutazione dei rischi
Brevetto Nato nel settore della Bonifica mine ed Ordigni Esplosivi