Ogni emergenza sanitaria mette a nudo pregi e virtù dei sistemi sanitari nazionali. L’Italia, diversamente da tanti altri paesi, garantisce l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini e, ovviamente, ciò si ripercuote sulla portata dell’efficienza del sistema non essendo improntato a incentivi di mercato, i quali rappresentano il fattore più significativo per l’abbattimento dei costi. Ma il problema è appunto questo: in un sistema di assistenza universale qual è il nostro, una congrua ed efficace allocazione delle risorse deve piuttosto soddisfare la tempestività delle risposte terapeutiche alla richiesta di cura dei cittadini. Pur a macchia di leopardo, questo è il punto dolente del nostro sistema sanitario, che – evidentemente – si è acuito con la pandemia.
Mancati investimenti – anzi, tagli poco lungimiranti – hanno fatto il resto. L’esempio della Germania, che nel momento più virulento della pandemia non ha mai riempito le terapie intensive, deve essere per noi un modello. Poi, certo, gli aspetti positivi anche da noi sono molteplici: la generosità del personale sanitario, che in tanti casi si è trasformato in eroismo; alcuni modelli organizzativi territoriali virtuosi; l’umanità della relazione di cura tipicamente italiana.
Il sistema welfare italiano avrebbe bisogno di maggiori risorse perché non c’è democrazia se non c’è un welfare adeguato ai bisogni della cittadinanza. Democrazia non è ridurre o aumentare il numero dei parlamentari o proporre disegni di legge ideologici come quello sull’omotransfobia oppure fare promesse populiste con proclami sui media; democrazia è piuttosto far percepire realmente a tutti i cittadini che si è parte di un’unica grande famiglia – lo Stato – che nei momenti di necessità s’impegna per loro.
Per rendere più efficienti gli ospedali italiani occorre dare trasparenza ai processi amministrativi gestionali e alle best practices sanitarie per la cura della salute dei pazienti. La sanità italiana dovrebbe diventare una casa di vetro dove la cittadinanza interessata possa verificare da vicino che i soldi vengono spesi bene. Si tratta di un tema antico ma che oggi, anche grazie alle tecnologie digitali, può avere maggiori strumenti di controllo da offrire ai pazienti e alle loro famiglie. Ci sono episodi di rabbia, che talvolta sfociano anche in atti di ingiustificata violenza, e accadono quando il malato ritiene a torto o a ragione di non essere stato adeguatamente assistito e curato: sono spie sociali che – purificate da situazioni pretestuose – non vanno sottovalutate.
Lo Stato siamo noi, quindi prima di votare informiamoci bene sui programmi politici per il comparto sanitario. E poi partecipiamo con i nostri comportamenti virtuosi all’efficienza del sistema, ad esempio evitando di utilizzare il pronto soccorso per ottenere assistenza e ricoveri quando la patologia che presentiamo non richiede alcuna urgenza. Anche in questo si è cittadini fino in fondo, l’esempio non parte solo dai politici che in fondo sono lo specchio della società nella quale vivono.
Alberto Gambino, Prorettore Università Europea di Roma – Comitato scientifico Fondazione De Gasperi