“Gobernar no es asfaltar”, come dicevano in Spagna, è molto più difficile e complesso. Lo vediamo dalle difficoltà sul PNRR o dal miliardo non speso da Garanzia Giovani. Lo scorso fine settimana chi doveva viaggiare sui treni e in aereo ha visto le “masche” come si dice in Piemonte. Il Ministro Salvini per garantire almeno una parte del servizio ha precettato il personale riducendo il danno al 50% ma molti che dovevano partire per le vacanze o per lavoro hanno subito ritardi e danni economici.
Una cosa non bella per un Paese che ha bisogno più di tutti gli altri Stati europei di crescere in modo sostanzioso. Perché la nostra economia dalla agricoltura al turismo ha bisogno di trasporti efficienti. Ecco perché sono così importanti le infrastrutture. Mentre nell’industria lo sciopero da un lato blocca la produzione per un giorno o due e nel contempo costa al lavoratore la mancata retribuzione per ogni giornata di sciopero, nei servizi invece lo sciopero danneggia sia il fornitore (aerei, treni, Tpl) che i cittadini clienti/utenti. Già negli anni settanta nei settori più avvertiti come gli elettrici il sindacato si poneva la esigenza di non colpire l’utente così da averlo dalla propria parte contro l’Enel. Come si deve muovere il Governo nella gestione di questi settori? Il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha ricordato una sua proposta di legge del 2009 di migliore regolazione degli scioperi che però non venne approvata dal Parlamento prima della caduta di quel governo (fine 2011) e non fu mai ripresentata nelle legislature seguenti. Questo è un modo, senza mancare di riguardo a Sacconi, che sovente, visti i tempi parlamentari, non risolve i problemi.
Nello stesso Governo Berlusconi a me, Sottosegretario, toccava la patata bollente dei rapporti con i camionisti o trasportatori e le loro agguerrite 13 Associazioni. Si tenga conto che il blocco dei camionisti ferma le fabbriche costrette a loro volta a mettere in cassa integrazione i dipendenti, ma blocca anche la economia del Paese e l’afflusso dei beni nei supermercati. Lo sciopero di una categoria cioè viene pagato da tutta la Comunità e infine dallo Stato perché alla fine il Governo, come fece Prodi pur di far cessare il blocco dei camion che durava da tre giorni, concede tutto e di più. È stato calcolato che i tre giorni di blocco del 2007 costarono alla nostra economia 4 miliardi di euro.
Conoscendo la materia, avendo imparato qualcosa dalla mia collaborazione con il Ministro Donat Cattin, molto pragmaticamente, con grande impegno, con la collaborazione del dott. Gianni Letta, riuscii a garantire la pace sociale nel settore. L’Italia, infatti, fu l’unico Paese europeo che nella crisi economica peggiore del dopoguerra a non avere neanche un’ora di blocco dei camion. Ebbi i complimenti di Marchionne. La stessa cosa non capitò al Governo Prodi che nel dicembre 2007 ebbe 3 giorni di blocco dei tir su tutto il territorio nazionale e al Governo Monti che bene lo sciopero a fine gennaio 2012.
Come riuscimmo a ottenere questo grande risultato io e i miei collaboratori? Malgrado il forte aumento del petrolio e del gasolio io dovevo assolutamente evitare blocchi della produzione. Feci capire a tutte le 13 Associazioni del settore che il mio tavolo era sempre aperto alla discussione e al confronto. Durante la settimana a Roma e nei fine settimana partecipavo a quasi tutte le loro iniziative con i camionisti. Presi insulti ma dopo un po’ i sorrisi prevalevano e mi davano atto della mia buona fede.
Il mio impegno era quello di accelerare i provvedimenti (la Legge 127/2010 al Senato venne approvata in un solo giorno), di innovare i provvedimenti (istituii il fondo di garanzia al credito e il ferrobonus cioè l’incentivo a usare il treno da parte delle aziende di trasporto, sbloccai le autostrade del mare, riconobbi i costi minimi etc, etc). Dopo un po’ era chiaro a tutti gli interlocutori che con me non avrebbero mai potuto fare sciopero. Addirittura nell’accordo firmato il 17.6.2010 l’autotrasporto concesse al nostro Governo la “Pace sociale” sino alla fine del 2011.
La regola principale è tenere aperto il tavolo e non far mai proclamare lo sciopero. È bene che il Ministro si faccia vedere all’inizio e dia totale fiducia al suo Sottosegretario. Purtroppo a volte capita che Ministro è Sottosegretario non si parlino o non si sopportino. Così come è importante la collaborazione delle Commissioni parlamentari di settore dove sfociano i provvedimenti discussi tra Governo e categorie.
Sui trasporti aerei, sul trasporto pubblico locale ove quasi ogni settimana vi è una giornata di sciopero è bene tenere tavoli aperti per migliorare la qualità del servizio e garantire ai lavoratori il giusto. Sapendo che se si migliora la qualità del servizio aereo e ferroviario crescono turismo e logistica due settori che valgono insieme un quarto del PIL nazionale. I lavoratori hanno dei diritti che vanno rispettati e tutelati ma vi è un interesse generale o bene comune che è il compito della politica e dei Governi inverare ogni giorno.
È difficile ma bisogna farlo, ricordando i grandi maestri che hanno unito in pochi anni l’Italia, costruendo in soli 13 anni il primo Traforo alpino al mondo, o che l’hanno rilanciata nel dopoguerra, quando distrutti e poveri, in solo 16 anni lanciammo l’industria, costruimmo le autostrade, organizzammo Italia 61 e vincemmo l’Oscar alla moneta.