Il Recovery plan potrebbe essere un’opportunità per superare il gender pay gap. In queste settimane abbiamo svolto un gran lavoro, trasversalmente ci siamo unite, con i movimenti femminili, sindacali, culturali, docenti universitari, lavoratrici, imprenditrici, con un unico obiettivo: non perdere questa occasione dei fondi che storicamente abbiamo avuto a disposizione come sistema Paese, da poter destinare a determinate priorità, tra le quali non può mancare l’investimento sull’occupazione femminile e sui problemi annessi come possono essere il finanziamento delle infrastrutture sociali. La cura dei bambini o degli anziani, in questi anni, per una irresponsabilità generalizzata, sono stati caricati principalmente sulle spalle delle donne.
Il centro della società dovrebbe essere la famiglia, ma decidere di mettere al mondo un figlio, oggi viene paragonato a quando un capo famiglia perde il lavoro, ossia perdere il reddito. Siamo un Paese dove il sostegno alla famiglia, nel corso degli anni è venuto a mancare. Questo modello sociale va completamente rivisitato. Oggi ci sono le risorse per farlo. Noi dobbiamo pretendere che gli investimenti nelle infrastrutture sociali sono una forma di giustizia e sono elementi che aiuteranno a far uscire dalla crisi. Le donne che lavorano fanno i figli.
Noi abbiamo l’opportunità di utilizzare questi fondi, non aiutando le donne come un settore debole, ma investendo sull’altra metà del cielo, anche per una questione di giustizia sociale. Dovremmo trovare una lunghezza d’onda, tutti i ragionamenti post Covid devono avere una visione di un Paese che si sappia misurare con le nuove tecnologie, con l’impatto e la sostenibilità dell’ambiente, con le politiche di pari opportunità che devono essere dei pilastri.
Nel post covid si deve intervenire lì dove c’è il rischio di disuguaglianza, e la grave disuguaglianza in tutto il mondo è il poco riconoscimento del lavoro e del valore delle donne rispetto agli uomini. Noi pensiamo che questa è un’occasione storica e non vogliamo perderla.