Papa Francesco, incontrando i giovani a Timor–Est, nel corso del suo ultimo viaggio apostolico, ha ricordato loro che, gli anziani danno saggezza ai giovani e, quest’ultimi, a loro volta, devono rispettarli e aver cura di loro. Questo messaggio mi ha emozionato in quanto, insieme alle esortazioni alla libertà, all’impegno e alla fraternità, rappresenta la radice del dialogo intergenerazionale che, in un tempo fortemente contrassegnato dall’emergere di nuove fragilità sociali, rappresenta il primo seme che farà germogliare una società nuova e più attenta alle persone in difficoltà. Tutti noi, senza se e senza ma, abbiamo il dovere di ricordare a coloro che si stanno affacciando alla maggiore età che, il rispetto per gli anziani, è la prima forma di servizio verso il bene comune da cui, nessuno di loro, si può esimere.
Il futuro ci richiama a molte sfide, le quali però, hanno come punto fondamentale, l’esigenza di tenersi per mano e guardare negli occhi coloro che, come gli anziani, molto spesso vengono relegati ai margini della società dopo una vita di sacrifici. Le parole del Santo Padre, quindi, devono richiamare tutti i cristiani, ma soprattutto i più giovani, ad un maggiore senso di prossimità verso coloro che si trovano a vivere la cosiddetta “Terza Età” e le difficoltà che ne conseguono. Il dialogo con chi è più in là negli anni, inoltre, costituisce il primo passo verso un nuovo paradigma della cura in cui, le nuove generazioni, assistendo i più anziani, potranno apprendere da loro conoscenza, cultura e dei valori inestimabili. Se saremo in grado di fare ciò, la nostra società, crescerà sotto ogni aspetto e, la fraternità, diventerà il fulcro delle nostre giornate, rendendoci migliori.