Il sistematico ricorso da parte delle coppie composte da “due padri” o “due madri” alla maternità surrogata in altri Paesi, così aggirando i divieti imposti dalla legislazione italiana, sta ormai intaccando anche il corretto funzionamento e l’organizzazione della pubblica amministrazione e della burocrazia. Vari sono ormai gli episodi riportati dalla cronaca in cui si è assistito alla trascrizione nei registri anagrafici di alcuni Comuni degli atti di nascita di figli di coppie omogenitoriali, nati o concepiti fuori dall’Italia, con conseguente ottenimento da parte di entrambi del riconoscimento dello status di “genitore”. Ciò come se, di fatto, un bambino potesse nascere da due mamme o da due papà. Tra i casi recenti più eclatanti, nel Comune di Mel (provincia di Belluno) due donne già unitesi con rito civile, dopo essersi rivolte ad una clinica spagnola per intraprendere il percorso dell’inseminazione artificiale da un donatore di seme anonimo ed aver dato alla luce un maschietto, avevano chiesto ed ottenuto dall’ufficiale di Stato Civile la trascrizione del certificato di nascita del piccolo nato in Italia. In un primo momento l’atto veniva registrato senza indicare il nome del padre. Con una successiva annotazione veniva trascritta anche la dichiarazione con cui la donna unita civilmente con la madre naturale del nascituro riconosceva come proprio il figlio avuto tramite procreazione assistita. La competente Procura della Repubblica ha poi promosso ricorso in Tribunale per chiedere la declaratoria di illegittimità della suddetta trascrizione, posto che l’ordinamento in vigore richiede come presupposto del riconoscimento della genitorialità che i genitori siano un uomo ed una donna.
La disinformazione e la campagna portata avanti dai sostenitori dei movimenti arcobaleno rischia di stravolgere la società nel suo senso più profondo, e richiede un pronto intervento su più fronti affinché si possa scongiurare la deriva del concetto di famiglia nella sua unica, naturale, conformazione. Da questo punto di vista, sono già numerose le iniziative portate avanti con coraggio dai sostenitori della vita e della vera famiglia, partendo dalle comunità locali, passando per le Regioni fino a raggiungere le aule del Parlamento. Il prof. Massimo Gandolfini, presidente del Comitato “Difendiamo i Nostri Figli”, ha incominciato a chiedere che le autorità locali prendano posizione nei confronti di chi cerca di aggirare la legge, impedendo in maniera perentoria il verificarsi di altri episodi come quelli già avvenuti e recentemente anche in grandi città come Torino e Napoli. L’iniziativa sta ottenendo positivo riscontro da parte di molti sindaci delle Province del Nord Italia, con i quali si è instaurato un dialogo costruttivo. Si sta depositando avanti il Consiglio Regionale della Lombardia una proposta di mozione chiedendo che la Giunta Regionale vigili con attenzione sugli Enti Locali, affinché rispetto agli atti anagrafici si attengano alle disposizioni dello Stato senza incorrere in giudizi di discrezionalità, posto che ogniqualvolta che si registra un bimbo come figlio di due madri o due padri si configura un illecito non solo amministrativo, ma anche civile e penale.
Da ultimo, ma non meno importante, il senatore Simone Pillon (Lega) sta portando avanti la battaglia in Parlamento contro chi registra (o tenta di registrare) i figli dell'utero in affitto, facendo appello al ministro dell’Interno Matteo Salvini affinché provveda con urgenza ad incaricare le Prefetture competenti per l’annullamento degli atti anagrafici illegittimi. Non solo. È stata altresì presentata una mozione in Senato, che verrà discussa a giorni, per contrastare la pratica dell’utero in affitto e la mercificazione dei bambini, chiedendo che il Governo si impegni a riconoscere e ad attivarsi in tutte le sedi nazionali affinché questa pratica sia considerata “reato universale”, cioè sia perseguibile anche se commesso fuori dai nostri confini nazionali. L’impegno contro chi vuole distruggere la vita e la famiglia e contro chi abusa dei poteri istituzionali ed amministrativi è incessante ed attivo su più fronti, e solo attraverso una corretta sensibilizzazione dell’opinione pubblica, partendo dalle realtà locali, sarà possibile veder crescere i nostri numeri e raggiungere un’adesione sempre maggiore e coesa, che le Istituzioni politiche e giudiziarie non potranno non tenere in considerazione.