Il Presidente russo Vladimir Putin ed il presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno portato a termine una nuova fase delle relazioni bilaterali italo-russe incontrandosi, nella giornata di ieri, per la seconda volta dopo la visita del nostro Premier a Mosca avutasi nell’ottobre dello scorso anno. Le direttive del governo gialloverde in materia di relazioni diplomatiche con Mosca erano ben chiare: riallacciare il rapporto con il Cremlino valutandolo come partner ineludibile nella scacchiera mondiale. Considerando gli scambi di strette di mano, le parole affabili ed i sorrisi scambiati dai due leader, sembra proprio che il presidente Conte sia riuscito a far breccia nel cuore di Putin, il quale non ha mai smesso di considerare Roma il principale e più amichevole interlocutore della Russia all’interno delle istituzioni europee e delle strutture atlantiche. Seppur il nostro peso geopolitico sia notevolmente contenuto, Mosca non ha mai smesso di curare il rapporto con un Paese che si è sempre sforzato di mantenere aperto un canale, a prescindere dal colore politico dell’esecutivo italiano.
Anche le scorse legislature, infatti, hanno sempre accolto Putin con tutti gli onori, hanno sempre conferito al numero uno del Cremlino il ruolo di interlocutore ineludibile per la risoluzione delle varie controversie internazionali. Nonostante le prese di posizione del leader russo facciano tuttora storcere il naso all’establishment progressista e liberale europeo (pensiamo, ad esempio, a quanto ufficialmente dichiarato dal partito di Emma Bonino o alle dichiarazioni dell’ex Premier Enrico Letta in merito ad un’intervista recentemente rilasciata da Putin sul Financial Times), il prestigio del leader russo non è stato mai messo in discussione dall’Italia, la quale porta con sé una vecchia tradizione che la collega alla Russia da diversi secoli. Basti pensare che neanche il periodo sovietico e la Guerra Fredda vissuta guardandosi reciprocamente dai blocchi contrapposti hanno impedito alle relazioni bilaterali di mantenersi salde.
Sanzioni economiche, cooperazione, import-export, scambi culturali e nell’ambito del know-how: i settori che riguardano la cooperazione russo-italiana sono molto noti, ma chi, tra gli elettori italiani, si aspettava un passo in avanti in più in merito allo sblocco delle sanzioni economiche rimarrà deluso. Né Mosca sembra intenzionata a ritornare sui suoi passi (parliamo delle contro-sanzioni che hanno colpito l’agroalimentare) né Roma sembra possedere il peso specifico necessario per poter far ascoltare la sua voce dissenziente nelle stanze europee, dove i rapporti con la Russia sembrano ledersi sempre più. In tal modo i rapporti bilaterali italo-russi rimarranno ancora per molto tempo in un ottimo stato, ma mai sufficiente per portare il livello di cooperazione ad un livello più alto. La visita di Putin ha creato l’occasione anche per riconfermare i delicatissimi rapporti diplomatici che Roma intrattiene con il Vaticano: il Presidente russo è stato, infatti, ricevuto da Papa Francesco negli Appartamenti Pontifici in quello che è stato il loro terzo incontro ufficiale. Toni cordiali, suggellati dalla particolare richiesta avanzata da Sua Santità: “Preghi per me”, avrebbe risposto il Pontefice allo “Zar”, presente in quanto massima autorità della Federazione Russa, ma anche in rappresentanza di quel mondo cristiano ortodosso con il quale è sempre stato difficile trovare un’intesa. A riprova di ciò, l’invito di Papa Francesco non è stato ricambiato da Putin per conto del Patriarca Kirill: “dobbiamo tener conto dello stato delle relazioni interconfessionali e del parere della nostra chiesa” ha dichiarato in conferenza stampa pochi giorni fa il numero uno del Cremlino. La visita di Putin ha confermato quanto detto lo scorso anno, ma si ha come l’impressione che sarà veramente difficile, dati i limitati margini di manovra concessi al nostro Paese, portare queste buone sensazioni e questa cordialità ad un livello più alto.