Se è vero che le leggi fanno cultura, influendo sul modo di vivere e pensare, allora la finanziaria appena messa a punto dal governo Meloni è un bel segnale in direzione della promozione della famiglia e della natalità. Chiariamo subito, non si tratta di misure epocali, in grado di imprimere una spinta rivoluzionaria in favore della genitorialità e della filiazione ma sono sicuramente una buona partenza nella direzione di un’Italia più a misura di famiglia, dove si possa realizzare una vera conciliazione tra lavoro e tempo dedicato alla cura dei figli.
Sempre per essere onesti va detto che un primo passo in avanti molto importante è stato l’assegno unico istituito sotto il governo Draghi, misura che ha unito detrazioni e bonus per familiari a carico in un’unica formula, portando maggiori benefici economici alla maggior parte delle famiglie con almeno due figli.
Iniziamo quindi col dire che con questa finanziaria il governo maggiora l’assegno unico del 50% per il primo anno di età del bambino, un ulteriore maggiorazione dell’assegno è prevista per le famiglie che hanno tre o più figli. In termini concreti si tratta di un introito medio di almeno un centinaio di euro al mese per le famiglie numerose. Dal quarto figlio scatta poi la cosiddetta “integrazione per le famiglie numerose” che viene raddoppiata da questa legge di stabilità, passando dai 1200 euro forfettari annui a 2400.
In totale sulla voce famiglia vengono messi circa un miliardo e mezzo di fondi, tanti se si pensa al fatto che la manovra è quasi tutta tesa a far fronte al caro energia ma sono ancora pochi se si vuole veramente invertire il trend dell’inverno demografico, come sono riusciti a fare in Germania e Ungheria con politiche pro family senza precedenti.
Anche in materia di conciliazione lavoro famiglia ci sono importanti novità: fino al compimento dei sei anni di età di un figlio il lavoratore potrà usufruire di un mese di congedo parentale pagato all’80%, prima di questa legge di stabilità era pagato al 30%, troppo poco per mettere nelle condizioni giovani mamme e papà di rinunciare al lavoro per accudire i figli. Altra misura nella direzione della conciliazione è “l’opzione donna” che a grandi linee avvantaggia le madri che decidono di andare in pensione dopo i 58 anni, in pratica uno sconto sui contributi che tiene conto del numero dei figli. Questa misura è un segnale a favore dei cosiddetti caregiver, le donne tra i 50 e 60 anni si trovano infatti ad aiutare con prossimità concreta figli, nipoti e anche genitori anziani. Infine l’iva al 5% sui prodotti per l’infanzia e gli assorbenti è nel novero di quelle iniziative che incide più sul piano culturale che sulla reale economia mensile di una famiglia.
I commentatori più critici parlano di mancette mentre altri analisti sottolineano la discreta entità di misure inserite in una finanziaria dove su 35 miliardi di spesa 21 sono dedicati a calmierare le bollette. Le associazioni come Forum delle Famiglie e Family Day, sembrano apprezzare ma aspettano il testo definitivo della manovra per una valutazione complessiva. Intanto la famiglia sembra tornata al centro dibattito politico è questo non è da sottovalutare.