L’Unione Europea, già dal 2012, ha dato corso ad un primo progetto di ricerca internazionale sulla domanda del corpo delle donne come oggetto sessuale da parte dei clienti. In Francia, ormai da quattro anni, sul punto ha lavorato una commissione d’inchiesta che ha portato il Paese verso la punibilità del cliente. La Svezia, l’Islanda, la Norvegia, l’Irlanda del Nord e altri Stati non europei tra cui il Canada da tempo si sono allineati per una legislazione sanzionatoria nei confronti degli acquirenti/compratori del corpo delle donne, l’Inghilterra e l’Irlanda stanno valutando la sua introduzione. In questo senso l’erba di diversi vicini è decisamente più verde.
Dalla ricerca europea emerge chiaramente che la maggior parte dei clienti vede chi offre servizi sessuali come “diversa dalle altre donne” (quelle “normali”), ed ha dichiarato che non vorrebbe mai che una persona a loro cara, amica o parente ne venisse coinvolta. Quasi un terzo dei clienti ha riportato di aver assistito a situazioni di evidente sfruttamento o di aver incontrato minori, ma pochissimi hanno considerato l’ipotesi di fare una denuncia alle forze dell’ordine, mentre un numero piuttosto alto di clienti ha dimostrato di avere una conoscenza sul fenomeno della tratta. Seriamente oggi pensiamo che gli italiani possano ignorare chi è preda delle loro voglie?
In Italia mancano ancora strumenti giuridici per contrastare efficacemente la domanda di prostituzione e il male che l’accompagna; l’attuale legislazione italiana non interviene a coprire con misure deterrenti e/o sanzionatorie la piaga sempre “abusante” e “violenta” dei clienti che sfruttano la marginalità sociale e la vulnerabilità delle donne in strada, come in casa.
Auspichiamo, come recentemente è stato pubblicamente annunciato, che venga presto presentato un progetto di legge che finalmente vada nella direzione della tutela della parità dei sessi e della protezione della dignità delle donne. Oggi più che mai i tempi sono maturi visto il mutato scenario internazionale del fenomeno della prostituzione, in cui vengono erosi i più profondi ed essenziali valori giuridici ascritti tra i diritti fondamentali ed inalienabili della persona.
La necessità di tutelare di tali “alti” beni giuridici, non possono non modificare le funzioni e limiti della sanzione penale. E’ ora di pensare ad nuova fattispecie penale per la punibilità del cliente nel contesto del fenomeno della prostituzione in senso stretto, individuando gli elementi di reato entro questo specifico ambito. Non si può più, infatti, prescindere dalla soglia minima della necessaria stigmatizzazione sociale, in conformità a quando delineato dalle normative nazionali ed internazionali vigenti. Non si può e non si deve più aspettare!
E a coloro che nel recente passato si sono espressi su posizioni più che arretrate va portata la voce delle donne. Ricordiamo ancora una volta che l’industria sessuale, la pronografia e la pedopornografia, ha bisogno come l’aria di carne sempre giovane e “consumabile”, di vecchi stereotipi sessisti, del divario tra nord e sud del mondo, della vulnerabilità degli esseri umani.
Ogni business sul corpo femminile si fonda sull’abuso e sulla criminalità. La violenza sulle donne è un fenomeno complesso che si nutre di catene non sempre visibili e la prostituzione è stretta consanguinea dello stupro, dove non c’è desiderio, non c’è atto sessuale libero.
Chi pensa che legalizzando i bordelli si sconfiggano mafia e tratta è più che disincantato. Chi si illude che si possa ripianare sulla pelle delle donne qualche “cassa piangente” del fisco ha un pensiero etico obnubilato ma soprattutto soffre di una sorta di “analfabetismo di ritorno” o di uno pseudomodernismo che altro non è se non “un imbarbarimento di ritorno” rispetto alle conquiste dei trattati e delle convenzioni internazionali e dei diritti umani. L’Italia è stata con la c.d. legge Merlin l’avanguardia e il presidio di umanità che ha dato più luce all’Europa quando le donne arano ancore “figlie di un dio minore”, mentre altri restavano e sono dolorosamente indietro, e oggi si fa “doppiare” in pista.
Se un mozzicone gettato a terra o una tettoia sul terrazzo valgono multe salate ci domandiamo: non c’è forse ben più di questo in gioco qui? Non vale forse una sanzione pecuniaria una donna emarginata, povera schiavizzata che deve vendere il suo corpo? Che i parlamentari e le parlamentari più lungimiranti abbattano ogni bandiera ideologica, aborrano le pratiche prostitutive, si stringano in cerchio a difesa delle donne e facciano muro verso chi ostenta la risatina di compiacimento per vizi abusanti.