Dopo un lungo periodo di gestazione (iniziato addirittura durante la scorsa legislatura), a febbraio 2024, il Parlamento europeo ha approvato il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo. MEPs approve the new Migration and Asylum Pact | News | European Parliament (europa.eu)
Un traguardo accolto da molti politici come un successo epocale. In un Twitter la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola ha usato parole forti: “La storia è fatta. Abbiamo elaborato un solido quadro legislativo su come affrontare la migrazione e l’asilo nell’Unione europea. Ci sono voluti più di dieci anni per realizzarlo. Ma abbiamo mantenuto la parola. Un equilibrio tra solidarietà e responsabilità”. L’accordo firmato (forse in un impeto preelettorale) dovrebbe contenere quelle che alcuni europarlamentari hanno definito “novità”. Le domande di asilo dovranno essere esaminate più rapidamente, anche alle frontiere dell’UE. Purtroppo a Bruxelles e a Strasburgo sembrano non sapere che le procedure di accoglienza non sono affatto facili. In Italia, nel 2017, con la legge Zampa il Parlamento cercò di fare la stessa cosa: dimezzò i tempi per l’identificazione dei minori stranieri non accompagnati. A distanza di sette anni, i fatti dimostrano che non è servito a nulla: i tempi per l’identificazione sono molto più lughi del previsto.
Da anni, un’accusa nei confronti dei vari accordi sui rifugiati era di non tenere conto dei migranti. L’obiettivo del nuovo Patto, in realtà, non è rispettare di più i diritti umani dei migranti considerandoli “persone”, ma di effettuare rimpatri più “efficaci” (leggasi più veloci). Per farlo, si vorrebbero “migliorare le procedure di identificazione all’arrivo”. Ma anche effettuare “controlli obbligatori di sicurezza, vulnerabilità e salute per le persone che entrano irregolarmente nell’UE”. Tutte operazioni, però, che dovranno essere effettuate dai Paesi di primo arrivo ovvero soprattutto Spagna, Italia, Malta e Grecia.
Già in passato (ma non era un cambiamento “storico”?) le norme prevedevano la possibilità per Stati membri di accogliere i richiedenti asilo. Purtroppo, i trasferimenti “volontari” sono stati pochissimi. La novità inclusa nel nuovo Patto forse è aver reso questa prassi obbligatoria. Ma anche in questo caso, c’è sempre una via di fuga: l’Europarlamento ha stabilito che, “per aiutare i Paesi dell’Unione Europea soggetti a pressione migratoria, tra cui appunto l’Italia, gli altri Stati membri contribuiranno ricollocando i richiedenti asilo o i beneficiari di protezione internazionale nel loro territorio, versando contributi finanziari o fornendo supporto operativo e tecnico”. In altre parole, a chi non volesse accogliere richiedenti asilo basterà pagare. Oppure, farsi carico delle procedure e delle spese per il rimpatrio nel Paese di origine. Anche questa è una materia controversa: quando l’istanza di un migrante di essere riconosciuto come profugo o rifugiato viene respinta, non sempre è possibile rispedirlo (è una PERSONA non un pacco!) nel Paese di origine. È possibile solo se si tratta di un Paese “sicuro” o se esistono accordi bilaterali in tal senso. Anche il sistema volontario per il reinsediamento dei rifugiati non è una novità: Danimarca e Regno Unito ci stanno provando da anni (e finora è stato un fallimento sotto molti i punti di vista).
Dopo l’approvazione del “nuovo” Patto per l’immigrazione e l’asilo, per far vedere che è in atto un grande cambiamento, anche Eurostat ha deciso di aggiornare le pagine del sito che fornisce dati sui migranti. Ma anche qui sembrano che siano poche le “novità”. Più che altro sembrerebbe un nuovo look. Le “nuove” pagine di Eurostat dedicate ai fenomeni migratori, infatti, riportano dati per la maggior parte risalenti al 2022. Migrazione e asilo in Europa – edizione 2023 – Eurostat Possibile che da allora non sia stato possibile raccogliere dati più aggiornati? In Italia, questi dati sono aggiornati con cadenza pressoché giornaliera cruscotto_statistico_giornaliero_29-04-2024.pdf (interno.gov.it) Non si capisce perché gli altri Paesi dell’Unione Europea, specie quelli più toccati dai fenomeni migratori, non possano fare lo stesso.
Sul sito di Eurostat, anche i dati sulle richieste di asilo sono fermi al 2022. Questo vuol dire che non tengono conto dell’evoluzione del fenomeno: si pensi agli “sfollati” arrivati dall’Ucraina tra il 2022 e il 2023. Anche la pagina della Commissione Europea sulle migrazioni verso l’Europa mostra qualche criticità (per usare un eufemismo). Statistiche sulla migrazione verso l’Europa – Commissione europea Il sito, aggiornato all’11 Aprile 2024, riporta i dati del 2022 di Eurostat e quelli OCSE addirittura risalenti al 2021. Sorprendentemente aggiornati, invece, i dati che riguardano gli ucraini: sono datati 16 aprile 2024. Migration management: Welcoming refugees from Ukraine – European Commission (europa.eu) Per il resto, anche i dati più recenti, come quelli prelevati dal sito dell’UNHCR, sono risalenti al 2022 unhcr.org/refugee-statistics/ Peccato che sul sito della Commissione Europea li presentino come aggiornati a metà 2023. Statistics on migration to Europe – European Commission (europa.eu)
Tornando al “nuovo” Patto, i giudizi delle associazioni umanitarie sono stati un coro di proteste. Molte hanno definito il nuovo sistema “mal concepito, costoso e crudele”. La Caritas ha dichiarato che “limita l’accesso all’asilo e i diritti di chi è in cerca di protezione”. Amnesty International ha detto che “l’accordo farà regredire di decenni la legislazione europea in materia di asilo. Il suo esito più probabile sarà un aumento della sofferenza umana, in ogni fase del viaggio intrapreso in cerca di asilo nell’Unione Europea”. E secondo Save the Children, il nuovo Patto indebolirà significativamente le tutele per i minori che fuggono da guerre, fame, conflitti, violenza. “È chiaro che il parlamento europeo ha dato priorità alla limitazione dell’accesso all’Europa rispetto alla protezione urgente dei minori vulnerabili in fuga da conflitti, persecuzioni, fame, matrimoni forzati e povertà estrema. Con l’approvazione di questo provvedimento esiste il rischio concreto che le famiglie, anche quelle che viaggiano con bambini molto piccoli, finiscano per trascorrere settimane o mesi nei centri di detenzione”, ha dichiarato Willy Bergogné, direttore e rappresentante di Save the children Europe. Ancora più pesante il giudizio dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi): “Il nuovo Patto prevede l’applicazione generalizzata di procedure accelerate, sommarie, fondate sulla provenienza geografica e non sulla storia individuale delle persone. Il rischio di un esame approssimativo e standardizzato è l’aumento generalizzato di espulsioni in violazione del principio di non respingimento, principio cardine del diritto internazionale. Molte di queste procedure potranno e, in alcuni casi, dovranno obbligatoriamente svolgersi nelle zone di frontiera, in un regime di detenzione. Anche le famiglie e, in alcuni casi, i minori, potranno essere privati della loro libertà: questo scenario contrasta palesemente con il quadro di garanzie per i minori previsto dall’ordinamento italiano”. Secondo l’Asgi, il Patto sarebbe addirittura contrario alla Costituzione italiana, che impone di esaminare le domande d’asilo su base individuale e seguendo alcuni princìpi fondamentali stabiliti dalle carte europee.
Tutti problemi riguardanti i fenomeni migratori che fanno riflettere. In Europa, da molti anni si parla di “emergenza migranti”. A prescindere dal fatto che quando un fenomeno si prolunga così tanto nel tempo non è più un’“emergenza” (ma forse a qualcuno fa comodo considerarla tale), le dimensioni dei flussi di persone che hanno deciso di vivere in Europa non sono che una piccola parte dei migranti globali. Secondo l’IOM, l’Organizzazione Internazionale dei Migranti, sono più di 281milioni gli uomini, le donne e i bambini che hanno deciso di lasciare la propria casa per vivere in un altro Paese. Peccato, però, che anche questo dato sia “datato”: risale addirittura al 2020. E, da allora, di cose che potrebbero fatto aumentare il numero dei migranti ne sono successe tante.