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Presidenziali Usa 2024: per Trump (forse) non c’è due senza tre

L’annuncio ufficiale non c’è ancora stato, ma i segnali premonitori sono tanti e tutti coincidenti: Donald Trump intende candidarsi alle presidenziali 2024. L’ultima indicazione in tal senso è venuta il 12 dicembre, a un evento a Orlando, in Florida: “Abbiamo vinto la prima volta – nel 2016, ndr – e la seconda abbiamo vinto ancora di più – nel 2020, la solita solfa delle elezioni rubate, ndr –. Mi pare che dovremo fortemente pensare a una terza volta“, ha detto il magnate ex presidente.

Le sue sortite servono a occupare la scena politica e a tenere sotto scacco il partito repubblicano, dove senatori e deputati non osano affrancarsi da Trump, timorosi come sono di perdere il seggio nelle elezioni di midterm del 2022 se l’ex presidente dovesse fare loro guerra.

Trump stesso non perde occasione per ricordare ai suoi chi ancora comanda nel partito. Intervistato dalla Fox, è tornato a prendersela con Mitch McConnell, il leader dei repubblicani in Senato, uno che non esitò a sacrificare la sua – già scarsa – credibilità per difendere le posizioni più indifendibili del suo boss, fino al giorno della sommossa sul Campidoglio il 6 gennaio e anche oltre, nel processo d’impeachment. Il magnate lo boccia, “un disastro”: dice che ai repubblicani serve un nuovo leader in Senato, perché ha fatto passare il piano per le infrastrutture di Joe Biden.

Nel partito, comunque, Trump non è l’unico che pensa a scendere in lizza nel 2024. L’ex suo vice Mike Pence, ormai in rotta di collisione, non respinge l’ipotesi di correre per la nomination. E pure fra i ‘trumpiani’ c’è chi è pronto a raccogliere il testimone, se l’ex presidente, causa l’età o qualche disavventura giudiziaria, dovesse desistere: candidatura familiari a parte – Ivanka, la ‘prima figlia’, sarebbe l’erede designata -, c’è il governatore della Florida, Ron De Santis, cui Trump non nega mai un elogio.

Non è affatto certo, infatti, che il magnate arrivi senza ammaccature giudiziarie a Usa 2024: bisogna vedere come va a finire l’inchiesta della commissione della Camera sulla sommossa del 6 gennaio di quest’anno, quando migliaia di facinorosi ‘trumpiani’, sobillati dall’allora presidente, presero d’assalto il Campidoglio e cercarono di impedire la certificazione della vittoria di Biden; e poi ci sono le indagini della magistratura ordinaria sui conti della Trump Organization.

Per difendersi dalle quali Trump ha ora denunciato il procuratore generale dello Stato di New York, Letitia James, che avrebbe violato i suoi diritti costituzionali in due anni di accertamenti e verifiche. La mossa dei legali del magnate segue quella della James che lo vuole interrogare sotto giuramento.

Le grane giudiziarie dell’ex presidente sono un cruccio finanziario anche per il Comitato nazionale repubblicano (Rnc) che – secondo quanto scrive il New York Times – ha fin qui accettato di coprire fino a 1,6 milioni di dollari di spese legali personali di Trump.

Emma Vaughn, portavoce dell’Rnc, ha ammesso che il comitato esecutivo ha avallato “il pagamento di alcune spese legali” relative al magnate, spiegando che, “come leader del nostro partito, è fondamentale difendere lui e i suoi successi” e sostenendo che “è del tutto appropriato che l’Rnc continui ad assisterlo nella lotta contro l’infinita caccia alle streghe e gli attacchi dei democratici”.

Se i repubblicani continuano a essere ‘ipnotizzati’ da Trump, al punto da assecondarlo nel progetto di divenire, dopo il midterm, speaker della Camera senza esserne deputato, c’è chi teme un vulnus alla democrazia da un suo ritorno: tre generali in congedo vedono il rischio di un tentativo di golpe nel 2024 che spaccherebbe le forze armate e rischierebbe di condurre l’Unione a una guerra civile.

L’avvertimento dei generali Paul Eaton, Steven Anderson e Antonio Taguba arriva all’avvicinarsi del primo anniversario della sommossa del 6 gennaio: il Dipartimento della Difesa deve essere pronto ad evitare che quanto accaduto nell’assalto al Campidoglio possa ripetersi.

Giampiero Gramaglia: