Papa Francesco, nel novembre 2014, durante una visita al Parlamento Europeo, ha tracciato il significato più profondo del suo pontificato ricordando a tutti i cittadini d’Europa che “prendersi cura della fragilità delle persone e dei popoli significa custodire la memoria e la speranza; significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità.” Pur essendo trascorso un decennio ed essendo mutate molte cose nel contesto nazionale e internazionale, quel “prendersi cura delle fragilità” oggi, è più che mai attuale e irrinunciabile per ogni cittadino.
Nel nostro tempo, ognuno di noi, si trova o si è trovato di fronte a condizioni di fragilità inedite a cui è imperativo dare una risposta quanto più possibile celere. Il mio pensiero corre agli anziani soli che, in Italia, sono sempre di più. I dati Istat ci dicono che, nel nostro Paese, ci sono 13,9 milioni di persone che stanno vivendo la cosiddetta “Terza età” e, di questi, ben 9 milioni vivono sole o a rischio isolamento. Questi numeri, dietro la loro apparente freddezza, celano vite di persone che, nella loro esistenza, hanno dato un contributo determinante alla nostra crescita collettiva e personale e, di conseguenza, non meritano di restare sole. Ognuno di noi deve fare la propria parte per prendersi cura di queste persone, anche attraverso un rafforzamento della figura importantissima delle assistenti familiari che permetterebbe loro di rimanere a casa avendo una figura professionale per l’espletamento delle necessità quotidiane e, nello stesso tempo, evitare l’isolamento sociale.
Dobbiamo impegnarci affinché, quelle parole del Santo Padre, vengano fatte proprie dalle istituzioni, dalle famiglie e dalle associazioni di rappresentanza. Così facendo, le persone anziane, potranno vivere serenamente e continuare ad essere le nostre solide radici morali e sociali che ci permettono di guardare al futuro con serenità e gratitudine.