L’epoca che stiamo vivendo, sia dal punto di vista nazionale che internazionale, ci sta facendo sperimentare cambiamenti estesi e profondi di cui, molto spesso, a farne le spese, sono coloro che versano già in una condizione di fragilità economica e sociale. La povertà assoluta e relativa sta facendo registrare aumenti notevoli e, anche in regioni tradizionalmente ricche, come la Lombardia, le sue conseguenze nefaste si stanno facendo sentire negli ambiti più disparati, come nell’abito del diritto alla cura ove, sempre più spesso, le persone in stato di bisogno, anche a causa della difficile congiuntura economica che stiamo attraversando, hanno difficoltà ad accedere a ciò di cui hanno bisogno attraverso il sistema di welfare pubblico e, vista la crescente erosione della ricchezza delle famiglie, sono impossibilitati a rivolgersi alle strutture convenzionate.
Negli ultimi anni, nonostante la forte impronta universalistica del nostro Sistema Sanitario Nazionale, una parte consistente delle cure sanitarie è rimasta a carico dei cittadini, abdicando in parte a quanto previsto dall’articolo 32 della Costituzione che, con lungimiranza, ci ricorda che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Tutto ciò, quindi, ha fatto sì che, vulnerabilità, impoverimento e disuguaglianze, siano cresciuti esponenzialmente, ampliando la forbice tra ricchi e poveri, tutelati e precari e, in altre parole, tra chi può e non può far fronte alle problematiche relative alla propria salute.
Papa Francesco, nell’aprile dello scorso anno, ha rimarcato la gravità del ritorno della cosiddetta “povertà di salute”, sottolineando che “siamo chiamati a rispondere soprattutto alla domanda di salute dei più poveri, degli esclusi e di quanti, per ragioni di carattere economico o culturale, vedono disattesi i loro bisogni”. Queste parole, da cattolico e presidente di un’associazione di ispirazione cristiana, hanno risuonato in me ogni giorno e ci hanno imposto di fare qualcosa per meglio conoscere e poter così dare una risposta a questo fenomeno intollerabile di crescente marginalizzazione sanitaria. Tutto ciò è stato fatto attraverso “Over – Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza” che, a Milano, il prossimo 23 aprile, grazie al contributo di diversi attori istituzionali, della Chiesa e del mondo dell’associazionismo, ci vedrà analizzare, dopo la presentazione del report Over 2024, le peculiarità e la situazione attuale del nostro sistema di welfare, il quale deve essere in grado di rispondere con celerità ai bisogni di salute e di prossimità di ogni cittadino, indipendentemente dalla condizione economica. L’obiettivo deve essere quello di fornire una nuova conoscenza che, attraverso l’applicazione dei principi della Dottrina sociale della Chiesa, ci permetta di essere più prossimi ai cittadini che stanno soffrendo, dando la priorità alle persone secondo lo spirito di fraternità e non a mere questioni di bilancio.