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Il Pnrr dell’Italia nel 2022

Il 22 dicembre 2021 è stato firmato da Paolo Gentiloni per la UE e dal ministro Daniele Franco per l’Italia il dossier di 759 pagine che dettaglia le 527 azioni (213 targets e 314 milestones) che devono essere “messe a terra” dall’Italia dal 2021 al 2026 per ottenere i finanziamenti promessi dalla UE (235 mld euro, di cui 191 dall’NGEU e il resto da altri capitoli del bilancio europeo) in 2 rate annuali, previa la realizzazione delle azioni concordate per ogni semestre. Per target (traguardo) si intendono i risultati misurati quantitativamente e per milestones (obiettivi, talora anche scadenze) le riforme e gli atti amministrativi e legislativi che permettono di raggiungere i traguardi.

Come è noto, a dicembre 2021 le 51 azioni che erano state assegnate al secondo semestre dello scorso anno erano state realizzate e quindi la rata relativa dei finanziamenti è stata regolarmente messa a disposizione del governo italiano, mentre nel corso del 2022 le azioni sono complessivamente 102, di cui 47 entro il 30 giugno. Di queste 102 ben 83 sono obiettivi. È dunque chiaro che nel 2022 l’Italia è soprattutto impegnata a realizzare riforme legislative e provvedimenti amministrativi capaci di permettere l’ottenimento dei traguardi, in gran parte collocati tra 2024 e 2026, nei sei settori identificati (Per memoria: digitalizzazione e competizione; energia verde; mobilità e infrastrutture sostenibili; istruzione e ricerca; inclusione e coesione sociale; salute). L’ampiezza dei settori e dei soggetti coinvolti attraverso il tavolo di partenariato è enorme. Si pensi che circa il 30% della spesa deve essere fatta da enti locali (Comuni e Regioni) e che, oltre al Parlamento (per l’approvazione delle riforme), sindacati ed altri soggetti del mondo economico-sociale devono essere coinvolti. È allora comprensibile che non sia facile sintetizzare lo stato di attuazione del processo. Per darne comunque un’idea, farò qualche esempio.

Entro il 30 giugno bisogna approvare la riforma della carriera degli insegnanti, con un nuovo sistema di reclutamento; occorre poi portare a termine la delega sul nuovo codice degli appalti; Ministero della Salute e Regioni dovranno riorganizzare l’assistenza sanitaria territoriale. Entro fine dicembre, si dovrà definire la legge sulla concorrenza, nuovi meccanismi di incentivo alle imprese, un sistema di certificazione della parità di genere. Anche la riforma della Pubblica Amministrazione dovrà compiersi con l’emanazione di quattro decreti attuativi mancanti, mentre la Riforma della giustizia (già iniziata nel 2021) dovrà continuare le sue tappe di attuazione. La promozione dell’idrogeno come fonte energetica alternativa vedrà alcune azioni importanti da parte del Ministero per la transizione ecologica (MITE), insieme al varo di un programma nazionale per la gestione dei rifiuti e di provvedimenti per accelerare gli interventi contro il dissesto idro-geologico. Il MITD (Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale) sta portando avanti la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, la creazione di un Polo strategico nazionale per la sicurezza informatica e la diffusione di internet veloce. Il MIMS (Ministero della mobilità sostenibile) è impegnato su vari fronti per progettare nuove opere soprattutto ferroviarie ed efficientizzare le altre forme di trasporto. Chi volesse approfondire può consultare il Portale Italia, i siti dei vari ministeri e l’Orep, l’Osservatorio creato da Torvergata.

È un processo da cui l’Italia potrebbe uscirne davvero rinnovata, ma solo se i cittadini si sentiranno responsabilizzati a fare la propria parte. Il governo e l’Amministrazione Pubblica sono ormai mobilitati per porre in essere le azioni concordate con la UE, ma i cittadini si devono informare, devono promuovere occasioni di incontro e discussione per entrare da protagonisti nel cambiamento che si sta realizzando. Forse solo il miracolo economico degli anni ’50 e ’60 è paragonabile alla trasformazione in essere oggi.

Vera Negri Zamagni: