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La piaga silenziosa dell’azzardopatia in Italia

Trascorsi ormai sei mesi dall’inizio dell’emergenza epidemiologica e dal cambiamento radicale del nostro lavoro, delle nostre abitudini e delle nostre vite, abbiamo il dovere di chiederci quali sono stati e quali sono gli effetti sulle categorie più fragili, sulle persone che stavano già facendo i conti con una dipendenza patologica.

Ebbene l’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le raccomandazioni fornite ai cittadini per far fronte allo stress, derivante dai cambiamenti che abbiamo subito, consiglia di non rifugiarsi in fumo, alcol o altre sostanze per controllare turbamenti ed emozioni. Consiglio di certo saggio, ma purtroppo molto difficile da seguire per chi, come tanti, si trova già a dover affrontare quotidianamente la propria personale dipendenza.

Come sappiamo, la necessità di evitare la diffusione del contagio da Covid-19, attraverso la limitazione degli spostamenti e il distanziamento sociale, ha portato – con  il DPCM. 8 marzo 2020 – alla sospensione sull’intero territorio nazionale delle attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo; e – con le Direttive del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Direttive: n. 89326 del 12 marzo 2020; n. 96788 del 21 marzo 2020;  n. 102340 del 30 marzo 2020) – al blocco di slot machines e alla disattivazione di monitor e di televisori che trasmettono estrazioni ed eventi sui quali è possibile scommettere, nonché poi alla sospensione di tutta la raccolta del gioco. È rimasta consentita solo la vendita delle lotterie istantanee “Gratta&Vinci” e, naturalmente, il gioco d’azzardo on line.

Queste decisioni, assolutamente condivisibili, hanno portato ad un cambiamento nei comportamenti dei giocatori d’azzardo durante il periodo di lockdown, che è stato analizzato dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa. L’indagine condotta dall’Istituto ha registrato una generale diminuzione del gioco fisico, con più del 35% dei giocatori che ha ridotto le puntate e quasi il 23% che ha smesso, mentre un intervistato su tre ha dichiarato di aver aumentato le giocate online.

Tra gli habitué del gioco fisico il 12% ha continuato anche durante l’isolamento e circa il 10% ha puntato sul web. Potremmo dire quindi che i giocatori d’azzardo hanno cercato di mantenere le proprie abitudini: per quanto possibile, anche durante il periodo di lockdown hanno continuato a recarsi presso i pochi esercizi commerciali aperti per giocare. L’emergenza, la paura del contagio non ha dissuaso una grande parte dei giocatori, ma anzi, per alcuni di essi, la situazione di stress ne ha aggravato la dipendenza, al più inducendo a rifugiarsi nel gioco on line.

Tante famiglie e tante persone già afflitte da una così grave dipendenza si sono trovate a dover gestire l’aumento del livello di stress, inquietudine, aggressività, disturbi del sonno determinati dall’impossibilità di giocare d’azzardo, tale da inasprire le relazioni di convivenza.

La portata del fenomeno azzardo e l’aggravamento degli effetti dell’azzardo nel periodo di emergenza epidemiologica ci impone di ricercare delle soluzioni, di individuare degli strumenti per aiutare le persone che combattono contro questa dipendenza. Il legislatore italiano si trova ormai di fronte ad un bivio, ad un nodo da sciogliere: la contraddittoria disciplina dei giochi d’azzardo deve giungere ad una soluzione. La dipendenza del gioco d’azzardo ha assunto i connotati di un problema di salute pubblica, tanto da essere indicata nei Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria, da dover la patologia essere “curata” nei Sert, da costituire il gioco d’azzardo, non statale, un reato. Eppure ancora oggi lo Stato favorisce e incita i giochi d’azzardo.

Siamo purtroppo giunti al capolinea: i cittadini, soprattutto le categorie più deboli, necessitano di una chiara scelta del legislatore, di una presa di posizione che renda manifesta il disvalore sull’azzardo. Il gioco d’azzardo può causare dipendenza, può distruggere persone e famiglie, può causare danni irreversibili e il legislatore ha il dovere di trasmettere con forza e chiarezza questo messaggio.

La diffusione dei giochi d’azzardo, e la dipendenza che spesso ne deriva, può portare alla lesione dei valori basilari su cui è fondata la Carta Costituzionale: il lavoro, inteso come valore fondamentale caratterizzante la forma dello Stato, che manifesta la volontà della Costituzione che tutti i cittadini siano impegnanti in attività socialmente utili; il risparmio;  la solidarietà sociale, che tramuta il diritto del cittadino al lavoro in un dovere sociale; la salute danneggiata dalla smodata diffusione dei giochi; la libertà e dignità umana, che posso essere pregiudicate dal gioco d’azzardo.

Ciò ha portato chi ormai da anni si occupa del tema e combatte contro l’azzardo a cercare strumenti di sostegno per i giocatori e per le loro famiglie: così, tanti politici si sono interessati al tema, basti pensare alle rilevanti inchieste portate avanti in seno alla Commissione bicamerale Antimafia sui legami tra mafie e azzardo legale, legami molto forti e così ben strutturati da renderne difficile l’emersione; l’Istituto Superiore della Sanità che ha attivato un numero verde ad hoc per la gestione dello stress e per aiutare i giocatori d’azzardo, in questo periodo di grande difficoltà; la Caritas che ha promosso appelli e sostegno per le persone in difficoltà; i Serd che hanno continuato ad assistere e aiutare tutti giocatori.

Insomma ognuno ha cercato di dare il proprio contributo per non lasciare indietro le categorie più vulnerabili, per non trascurare chi ha chiesto aiuto o avrebbe voluto farlo. Ma tutto questo non basta se non vi è il sostegno di una normativa chiara e stringente che coadiuvi l’impegno della collettività per la lotta all’azzardo.

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