Intervento

Perché siamo chiamati a imitare la cananea

Sorprende come una donna, per di più cananea, il popolo discendente da Canaan non considerato degno di parlare con un ebreo, sappia riconoscere Gesù. Infatti grida a Lui perché sa che Gesù può guarire sua figlia. É disperata e disturba tanto che anche i discepoli implorano a Cristo di esaudirla, perché la finisca di urlare.

Ma questo chiedere disperatamente sembra che non basti: Gesù infatti la ignora. Vuole vedere se davvero questa donna ha fiducia in Lui. Dovremmo nelle nostre preghiere ricordare quello che dice sant’Agostino nel suo commento a questo Vangelo: è il desiderio che muove la volontà umana verso il bene, verso la fiducia nel Signore; il desiderio, se è autentico, cresce quando incontra degli ostacoli.

La fede infatti non è soltanto riconoscere Cristo come il Signore. Siamo chiamati a fidarci di Lui, anche quando sembra non rispondere, decisi di mettere la nostra vita nelle sue mani. Questo affidarsi permette a Cristo di vincere quello che ci tormenta, fa sì che il Signore possa venire in soccorso anche alle nostre sofferenze.

Niente commuove più il cuore di Gesù dell’umiltà. La donna cananea si getta ai piedi del Signore, riconosce che non merita nulla, si paragona addirittura ai cagnolini: mostra la sua umiltà accettando l’epiteto di “cane”, datole da Gesù, che risponde in effetti a verità, perché i pagani come lei erano detti “cani” dagli ebrei. L’umiltà è infatti nient’altro che riconoscere la verità.

La via per ricevere la fede, la strada dei prediletti di Dio, l’umiltà è la condizione indispensabile per entrare in rapporto con Dio: è la via che ha percorso Cristo, che si è incarnato, ha assunto la nostra condizione, si è umiliato facendosi uomo per amore a noi, assumendo su di sé, sulla Croce, i nostri peccati, Lui che era senza peccato.

Oggi siamo chiamati a imitare la cananea, per avere la sua fede, la sua pazienza, la sua perseveranza e la sua umiltà: questa donna non guarda al fatto di essere cananea, ma si affida alla Misericordia di Gesù, ci testimonia che Lui è venuto per sanare e salvare tutti gli uomini sofferenti che gridano a Lui, senza distinzioni.

mons. Antonio Interguglielmi

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