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Perché la Terra non può subire le conseguenze  delle guerre

Foto di Javier Miranda su Unsplash

La tutela dell’ambiente rappresenta il fulcro di ogni azione volta alla protezione della nostra “Casa comune” e di tutti gli ecosistemi che la compongono alle diverse latitudini. Questo obiettivo inoltre, dal 2001, è stato sottolineato con forza anche dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la quale, alla luce del numero crescente di conflitti che, già allora, imperversavano nel mondo, ha creato la “Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di guerra”, ponendosi fa finalità di proteggere l’ambiente dalle conseguenze nefaste che, ogni conflitto, causa, ovvero devastazione di raccolti, distruzione di allevamenti, inquinamento delle acque, sfruttamento indiscriminato delle risorse del suolo nonché carestie e fame per milioni di persone nel mondo.

Tutto ciò è inammissibile. La terra, l’agricoltura, l’allevamento e la pesca, da sempre, sono sinonimo di vita e hanno l’arduo compito di garantire il sostentamento a una popolazione mondiale in costante crescita e, di conseguenza, non deve subire le conseguenze scellerate delle guerre. A tal proposito, occorre ricordare che, la risoluzione UNEP/EA.2/Res.15, adottata nell’ormai lontano 2016, riconosceva già allora il ruolo primario degli ecosistemi integri e della gestione sostenibile delle risorse naturali nell’ambito della riduzione del rischio dei conflitti armati.

Questi aspetti e la recrudescenza delle tensioni internazionali che, sempre più spesso, sfociano in conflitti sanguinosi, ci richiamano ad una azione corale improntata alla promozione della pace partendo dalle risorse che, la terra, attraverso il lavoro instancabile di agricoltori, pescatori e allevatori, ci dona. Il diritto alla sostenibilità ambientale, ad una alimentazione sana e alla protezione degli ecosistemi, non può in alcun modo essere messo in dubbio dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche. Acli Terra, in vista della 74 Giornata del Ringraziamento promossa dalla Cei, che si terrà ad Assisi nei prossimi 9 e 10 novembre, significativamente intitolata “La speranza per il domani: verso un agricoltura sostenibile”, è in prima fila per promuovere la pace attraverso l’agricoltura intesa come simbolo di fraternità verso un futuro di dialogo e coesione in cui, le guerre, dovranno essere solo un lontano ricordo, lo dobbiamo ai nostri figli. La speranza, per tutta l’umanità, dovrà diventare una certezza.

Nicola Tavoletta: