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Perché la diffusione del Made in Italy è a rischio

Foto di Stefan da Pixabay

Le statistiche pubblicate dall’Istat e relative al 2023 hanno sottolineato che, l’export dei prodotti agroalimentari italiani, nei dodici mesi passati, ha raggiunto il livello record di 64 miliardi di euro, che è riuscita a lambire in maniera molto decisa anche il mercato asiatico, arrivando alla soglia dei 5,5 miliardi nell’area. Tutto ciò è avvenuto grazie al prezioso lavoro quotidiano dei nostri agricoltori che ci ha permesso di raggiungere un notevole primato al livello europeo, con il numero più elevato di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute, che ammontano a ben 325 tipologie.

La grande diffusione delle eccellenze dell’agricoltura Made in Italy però, nel delicato contesto internazionale che stiamo passando, è messa a rischio. Mi riferisco in particolare alle difficoltà di navigazione nel Mar Rosso causate dagli attacchi degli Houthi alle navi mercantili, che stanno progressivamente portando ad un allungamento delle rotte seguite e, di conseguenza, a dei possibili aumenti dei prezzi per la conservazione dei prodotti freschi e dei costi per il trasporto per altri, come ad esempio il vino italiano di cui, la Cina, è uno dei primi consumatori al mondo.

Acli Terra, insieme alle altre organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo e rurale, è al fianco degli agricoltori per far sì che, il loro lavoro venga tutelato e i loro sforzi per la diffusione delle eccellenze dei nostri territori, non siano vanificati dall’insensatezza della guerra e dalla mancanza di dialogo tra le nazioni che, in ogni caso, incrementano le sofferenze umane e materiali della popolazione inerme a cui, come cristiani, abbiamo il dovere di opporci.

Nicola Tavoletta: