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Per una scuola-laboratorio di inclusione, solidarietà, multiculturalità

Qualche giorno fa è stato presentato presso l’Università degli Studi Roma Tre un interessante documento “Orientamenti Interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunne e alunni provenienti da contesti migratori” a cura dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale del Ministero dell’Istruzione.

L’obiettivo del lavoro è finalizzato verso una scuola che sia sempre più in grado di accogliere, di includere e di educare alla multiculturalità. Un documento ancora più attuale, alla luce di quanto sta avvenendo nel contesto internazionale e delle azioni che le scuole italiane stanno mettendo in campo per accogliere bambine e bambini provenienti dall’Ucraina.

Di fronte ad un compito così difficile e decisivo, che sollecita ad esprimere tutta la qualità inclusiva del sistema scolastico, si ribadisce come sia necessario costruire alleanze nei diversi contesti territoriali, con il mondo delle istituzioni, degli enti locali, delle associazioni, del volontariato. E quanto sia importante, come viene suggerito nel documento, coinvolgere tutti gli studenti, indipendentemente dalla propria provenienza, in azioni di partecipazione attiva e reciproco scambio.

Nella difficoltà della congiuntura che stiamo vivendo, vale ricordare che sempre sono state le sfide più difficili a far progredire l’innovazione e la cultura pedagogica. La presenza nella comunità scolastica di alunni e studenti portatori di ulteriori valori culturali, linguistici, religiosi, è certamente un elemento di complessità, ma può rivelarsi, come già testimoniato da numerose ed efficaci progettualità scolastiche, anche una grande occasione per ripensare alla scuola e al suo mandato di fronte alle sfide del pluralismo socio-culturale.

È infatti cambiata l’idea di appartenenza: siamo in presenza di una accresciuta pluralità di appartenenze e di sensibilità. Non c’è solo l’appartenenza ad una data nazione o territorio ma si è anche cittadini europei e del mondo. Ci sono una cittadinanza e una sensibilità “ecologica”, come dimostrano le manifestazioni di questi anni per il clima e la difesa dell’ambiente che vedono insieme ragazzi di tutte le provenienze; e una cittadinanza e competenza digitale che accomuna le nuove generazioni, indipendentemente dalla provenienza da differenti contesti migratori.

Anche la scuola è fortemente cambiata in questi anni e la presenza di bambini e ragazzi che hanno origini familiari altrove è un dato diffuso, il tratto di una normalità che è destinata a divenire sempre più multiculturale e variegata: di questo le nuove generazioni sono maggiormente coinvolte e consapevoli. Assumono infatti un atteggiamento diverso dalle generazioni che le hanno precedute, che si può definire proprio dei nativi multiculturali. In situazioni sempre più interconnesse e globali, avere un compagno o una compagna di banco la cui famiglia proviene da contesti diversi non è considerato un problema, né suscita timori o stupore.

Tuttavia è sempre importante tenere presente come l’educazione alla cittadinanza richieda cura esperta, intenzionalità, accompagnamento, parole ed azioni efficaci. Richiede anche l’adozione di approcci culturali aperti e sensibili alle interconnessioni e alla reciproca dipendenza tra paesi del mondo globale. E’ così che la scuola diventa un vero luogo di riscatto e crescita, di futuro; dove si costruisce, attraverso l’educazione e la conoscenza, la società democratica per tutti.

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