La situazione delle pensioni e dell’inflazione purtroppo, in Italia, allo stato attuale, è molto negativa. La cosiddetta “rivalutazione delle pensioni”, conosciuta anche come perequazione, che viene fatta al primo gennaio di ogni anno, negli ultimi anni è stata tagliata da tutti i governi e, di conseguenza, i trattamenti pensionistici non sono mai stati effettivamente rivalutati in base al tasso di inflazione registrato. Basti pensare che, nel 2022, quest’ultima era all’8,2%, poi al 5,7% e, ad oggi, è oscillante tra il 2,5 ed il 3%, non c’è stata una rivalutazione delle pensioni come avrebbe dovuto esserci e, di conseguenza, il potere d’acquisto dei pensionati, si è ridotto. Ciò si è tradotto in consumi minori anche in settori cruciali come la sanità e il diritto alla cura ed è molto negativo per coloro che si trovano in condizioni di fragilità. Sul fronte della spesa quotidiana, inoltre, si sono verificati continui aumenti dei prezzi per la somma dei vari incrementi dei tassi di inflazione. I pensionati quindi, acquistando di meno, vedono peggiorare la loro qualità della vita e, l’intera economia, riporta delle conseguenze nefaste.
Alla luce di ciò, servono adeguate misure di tutela per i pensionati, ossia l’incontrario di quello che è stato fatto finora. Quando c’è un tasso di inflazione elevato, la regola è di applicare una perequazione delle pensioni di uguale entità. Le normative in materia dovrebbero pertanto essere messe in atto interamente, senza interventi di tagli, come invece è stato fatto negli ultimi anni. Operando nel modo previsto, si potrà almeno mantenere il potere d’acquisto di questi redditi fissi che, in larga misura, sono molto bassi.
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