La situazione per i pensionati italiani non è certamente molto positiva. Nella rivalutazione delle pensioni che si fa ogni anno, definita perequazione, è stata in buona sostanza mantenuta al 100% per le pensioni minime, ciò costituisce un fatto naturalmente positivo. Purtroppo, però, per i restanti pensionati, il taglio è stato molto importante, ossia non è stata fatta la perequazione secondo le precedenti norme di legge, ma ci sono stati delle riduzioni molto importanti. Le pensioni a cui faccio riferimento sono quelle che, nel complesso, considerati i dati del precedente biennio, hanno subito un taglio di dieci milioni di euro, con un mancato adeguamento pari a circa 900 euro per il primo anno e quasi 1800 euro per il secondo. Quindi, la perdita per questi pensionati è stata notevole. Non mi riferisco alle cosiddette “pensioni d’oro”, ma a quei quattro milioni di persone che rientrano nelle fasce più basse dello schema pensionistico.
Ciò che bisognerebbe fare per aiutare i pensionati è non lambire le norme in vigore che, ogni anno, quando c’è la rivalutazione, vengono ritoccate al ribasso. In particolare, tali norme, prevedono una rivalutazione del 100% per le pensioni più basse, del 90% per quelle un po’ più elevate e del 75% per quelle più alte. Quest’anno invece, con un tasso di inflazione elevata, pari all’8,1%, le prestazioni di quattro milioni di pensionati, sono state rivalutate soltanto del 3,8/3,9%, con una perdita molto importante. Bisognerebbe evitare di toccare le fasce pensionistiche, ma purtroppo, ad un’alta inflazione, è corrisposta una percentuale di adeguamento molto bassa.