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La paura: emozione positiva o negativa?

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Quando si pensa alle emozioni, molti le abbinano immediatamente all’irrazionalità. L’evolversi degli studi psicologici, tuttavia, dimostra che esse sono, invece, generalmente molto razionali, poiché partono comunque dall’intelletto, derivano dalle funzioni cerebrali, e aiutano, più che ostacolare, l’uomo ad agire e reagire in determinati contesti in modo immediato. Le emozioni veicolano la nostra vita, la condizionano decisamente e il nostro modo di gestirle è alla base di quanto accade nella vita personale di ognuno di noi. Le emozioni che sono presenti nel bambino sin dalla nascita, o primarie, sono: gioia, sorpresa, tristezza, rabbia e paura.

In questo periodo di Covid quella cui si presta maggiore attenzione è la paura che, di per sé, non è un’emozione negativa, considerato che ci permette spesso di evitare molte forme di pericolo. È la paura, ad esempio, che ci consente di guidare con prudenza e ci suggerisce come comportarci in tante situazioni che potrebbero evolvere in modo negativo. È necessario viverla come un’emozione che ci tuteli, ma che non ci paralizzi nelle nostre azioni.

In psicologia, la paura rientra, come già detto, nel gruppo delle emozioni primarie ed è importantissima perché modula il rapporto tra ambiente ed organismo favorendo la sopravvivenza di quest’ultimo. Come ogni emozione, è la risposta ad uno stimolo esterno e si attiva quando i sensi lo percepiscono dannoso o potenzialmente dannoso, quando cioè incombe una minaccia. Si tratta di un’attivazione neurofisiologica che consente all’individuo di rispondere allo stimolo con attacco, evitamento-fuga o, nell’ipotesi peggiore, con un blocco psicologico.

La paura, dunque, è funzionale. Fisiologicamente il corpo assume una posizione più vigile ed attenta grazie all’aumento del battito cardiaco, ad una diversa respirazione, al rilascio di adrenalina, ossitocina (amore e paura) e cortisolo (stress).

Il vero problema si pone quando la paura si manifesta in modo decontestualizzato, o in modo esagerato come accade nelle fobie. In questi casi quest’emozione è irrazionale e non può essere considerata una risorsa adattiva; è disfunzionale, un vero ostacolo alle nostre possibilità, un limite nelle nostre relazioni e nel lavoro. All’attacco/fuga subentrano modalità diverse di reazione: il freezing o immobilità fisica pensando ad una strategia di salvezza o il faint, che è la finzione di morire. Il soggetto spesso razionalmente realizza che non c’è alcun motivo di avere paura, fa appello alla propria ragione per rassicurarsi, cerca di studiare la propria paura, ma alla fine questa lo blocca comunque e gli lascia uno stato, oltre che di paura, anche di ansia e di angoscia, perché avverte la perdita del controllo sul proprio corpo e su ciò che lo circonda.

Più insidiosa della paura diventa l’angoscia; infatti la paura è in buona parte arginabile, l’angoscia invece non ha un oggetto che la determini.

Paura e angoscia diventano gravi quando sono legate ad una forte irrazionalità e ciò accade quando si teme di essere scoperti, visti, denudati, percepiti per come si è davvero quando si avverte di non accettati non essendo in possesso di un fattore “X” che si vorrebbe possedere. Emergono allora doverizzazioni di ogni tipo in cui dominano gli avverbi “sempre” e “mai”.

Deve prevalere l’importanza di essere liberi dalle costrizioni mentali cui noi stessi ci sottoponiamo per poter dare corso al processo propedeutico d’individuazione di come poter essere e diventare noi stessi, per poter perseguire quel “quid” che è il nostro obiettivo da raggiungere, lo scopo da inseguire, la libertà dall’angoscia e dalla paura.

Soprattutto ai giovani, in questo particolare periodo di Covid, che sta mettendo a dura prova la capacità di resilienza di ognuno di noi, raccomando di non farsi prendere dallo scoraggiamento, dall’apatia e, ancor peggio, dall’eccessiva ebbrezza della libertà. Ognuno viva con maturità la propria comprensibile paura nella ricerca di un equilibrio che vi aiuti a relazionarvi, anche da lontano, con chi, amico, sacerdote, familiare, psicologo, innamorato, riesca con la propria presenza a farvi sentire ascoltati e capaci di essere anche voi di supporto.

Vivete la paura come il segnale di qualcosa di nuovo che vi sta accadendo e che dev’essere fronteggiato perché non si tramuti in un’irrazionale angoscia, in depressione e rinuncia. Dovrà essere proprio la razionalità, il riconoscimento dell’importanza di mantenere vive le relazioni umane, nonostante le distanze e le diversità del sistema di vita, a diventare il veicolo perché l’emozione, in sé negativa, diventi occasione di crescita. Si capirà così come anche la paura e le emozioni in genere aprano la mente a nuove consapevolezze e, nell’integrazione tra razionalità ed emozioni, si avrà maggiore equilibrio nell’edificazione positiva della nostra personalità. Sarà bello scorgere così, al di della paura, il sole luminoso della nostra vincente libertà.

Prof. Alfredo Altomonte: