Non chiamateli figli di Giochi minori. Non ci siamo, perché le Paralimpiadi che si apprestano a mettersi in moto a Parigi, valgono quanto le Olimpiadi, senza distinzione alcuna. In palio ci sono le stesse medaglie, lo stesso impegno, lo stesso sudore. Undici giorni, dal 28 agosto all’8 settembre, per inondare la Senna di quell’entusiasmo sano e genuino. Parigi, magari contestata per alcune scelte discutibili, ha però segnato un punto fondamentale: l’abbattimento delle discriminazioni. Olimpiadi o Paralimpiadi, cambia nulla, perché la sostanza resta quella. E Parigi vuole dare la definitiva svolta per cambiare un mondo troppo spesso ottuso.
Saranno in 4000 gli atleti in gara in rappresentanza di ben 185 paesi, con un occhio di riguardo per il Team dei Rifugiati. Mai successo prima. Edizione da record, nel puro spirito olimpico, dove i sogni di una vita finiscono inesorabilmente per scontrarsi con la realtà del campo. Che non mente quasi mai. Qui si gareggia con il cuore che è figlio dell’anima, si gareggia per una medaglia che vale tanto, perché quando indossi una maglia, devi saperla onorare. Giochi dove le storie precedono la fama degli atleti, dove il sudore e la fatica ti regalano a fine allenamento quel sorriso che ti porta fino a Parigi, dove, e non ce ne voglia De Coubertin, si va non per partecipare, ma per vincere. Sempre. Gli occhi del mondo su questi atleti che ci insegnano la vita, atleti che nel corso della loro vita hanno perso qualcosa, ma mai la voglia di lottare, credere nelle proprie possibilità di espressione e nelle proprie potenzialità. Lo sport che diventa una finestra sulla vita, senza rivincite perché la vita è una sola ed è bellissima. E i 4000 che hanno staccato il pass per Parigi, sono qui a dimostrarlo.
La prima vittoria di queste Paralimpiadi, è data dalla copertura Rai che trasmetterà in diretta tutte le gare su Rai 2, Raisport e Raiplay per vivere da dentro l’emozione dei Giochi. L’Italia paralimpica ci crede: 141 atleti (70 donne e 71 uomini), che gareggeranno in 17 discipline. Mai così numerosi a caccia del sogno a cinque cerchi. A guidare la nostra spedizione ci sarà l’ormai avvezza ai Giochi, Bebe Vio, alla sua terza paralimpiade, la più forte schermitrice di sempre. Nel mirino il terzo oro. Quella della scherma è una rappresentativa di talenti e può regalarci belle soddisfazioni con una squadra di spessore: Andreea Mogos, Loredana Trigilia, Emanuele Lambertini, Edoardo Giordan, Rossana Pasquino. L’Italia parte da 69 medaglie conquistate tre anni fa a Tokyo (14 ori, 29 d’argento e 26 di bronzo), con l’obiettivo di fare ancora meglio in virtù di un movimento in piena ascesa. E se ci attendiamo molto dalla scherma, non possiamo che strizzare l’occhio al nuoto che a Tokyo ha chiuso da solo con 39 medaglie. Le speranze azzurre si chiamano Simone Barlaam e Carlotta Gilli, la più forte tra le ipovedenti.
Le stelle vogliono brillare sotto il cielo di Parigi, dove grandi attese sono riposte nell’atletica e nel ciclismo, da Ambra Sabatini a Martina Caironi e Monica Contrafatto, ma occhio anche a Maxcel Amo Manu, che a Parigi ha già vinto il mondiale tra gli amputati sotto il ginocchio. Poi Oney Tapia che probabilmente è alla sua ultima gara. Il ciclismo sprizza euforia da tutti i pori con Luca Mazzone e Francesca Porcellato che hanno strabiliato a Tokyo e puntano giustamente a ripetersi. E con loro tanti altri, difficile sceglierne uno o una da medaglia, perché in tre anni il movimento è cresciuto talmente tanto che si può sognare ad occhi aperti, oltre i numeri. Il presidente Pancalli è certo che saranno Giochi unici, con un gruppo azzurro forte che non si pone limiti, ma con in testa l’idea meravigliosa di tornare a casa con una medaglia al collo, ma anche per farci sognare un mondo migliore.