Inizia oggi il Viaggio Apostolico di Papa Francesco che si terrà fino al 5 febbraio 2023 nella Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Sei giorni per incontrare le Chiese, i fedeli e le autorità di due dei Paesi più turbolenti del continente africano.
Violenza, divisioni etniche, crisi politiche, sfruttamento delle materie prime, in Congo e Sud Sudan sono presenti tutte le piaghe che feriscono il continente africano ma allo stesso tempo sono società dinamiche, aperte alla vita, con altissimo tasso di natalità, grandi opportunità di crescita economica e soprattutto dove si registra un forte incremento dei fedeli cattolici.
Non si tratta quindi di periferie del mondo dimenticate ma territori in grande fermento che fanno gola alle potenze di tutto il mondo e nei quali si potrebbero giocare i destini dell’intera umanità. Papa Francesco tutto questo lo sa molto bene e conosce l’impegno profuso dalle Chiese locali e dalla diplomazia della Santa Sede per favorire i processi di pace in queste regioni. Non è un caso che molti osservatori parlano di un viaggio “ecumenico per la pace”. La Chiesa cattolica, infatti, non solo contribuisce alla stabilità e alla pacificazione con le sue attività caritative, educative e sanitarie ma è un soggetto che opera da vero protagonista nella mediazione diplomatica tra governi e gruppi ribelli. Basta ricordare il ruolo centrale che ha la Comunità di Sant’Egidio nel complesso processo di colloqui di pace in Sud Sudan, ospitati anche nella sede romana dell’organizzazione cattolica.
Francesco in Congo avrà un incontro, nella capitale Kinshasa con le con le vittime dell’Est del Paese, una regione di frontiera che vede l’epicentro delle violenze nella provincia del Nord Kivu. Si tratta di terre contese da ribelli sostenuti da Ruanda, con l’Uganda e con il Burundi. Monsignor Mwanama Galumbulula ha ricordato recentemente che in queste aree si muore ogni giorno a causa delle dispute per assicurarsi il controllo delle miniere di coltan, il minerale necessario per la produzione delle apparecchiature dei cip e dei circuiti per le apparecchiature digitali. Il Papa avrebbe dovuto visitare anche la città di Goma ma la tappa è saltata proprio perché in quella città imperversano i gruppi che seminano morte e distruzione. La visita del Santo Padre illuminerà riflettori su una crisi che chiama in causa tutto il mondo, che sulle risorse africane basa il suo sviluppo senza chiedersi troppo quanto sia insanguinato lo sfruttamento di alcuni Paesi. Ad ogni modo in Congo il momento più partecipato sarà la Messa a Kinshasa per le diocesi dello Zaire, alla quale si attende un milione e mezzo di persone.
Venerdì 3 febbraio Francesco si trasferirà in Sud Sudan, nella capitale Giuba. Qui intraprenderà una visita ecumenica a tre con l’arcivescovo anglicano di Canterbury e il moderatore della Chiesa di Scozia. L’invito a visitare il Paese più giovane dell’Africa (l’indipendenza dal Sudan è stata ottenuta con il referendum del 2011) gli era stato rivolto da tre pastori di diverse confessioni cristiane molto presenti in Sud Sudan, durante la sua visita alla chiesa anglicana di All Saints a Roma. Il Papa ha sempre seguito da vicino il percorso di pacificazione di questa Nazione, tanto che nel 2019 ospitò in Vaticano l’incontro con il presidente del Sud Sudan e i leader dell’opposizione durante il quale Francesco chiese loro in ginocchio a di mettere fine a tutte le ostilità. Un gesto eclatante e storico per un Pontefice. In Sud Sudan Francesco incontrerà gli sfollati interni causati dalle violenze (attualmente sono più di 3 milioni) che porteranno diverse testimonianze della vita nei campi di accoglienza.
Il continente africano è la cartina di torna sole di tutte le sfide della globalizzazione, comprese le colonizzazioni ideologiche che putano al controllo delle nascite. La Chiesa Universale intende raccogliere le forze migliori delle popolazioni e del clero africano per rilanciare un’azione che può dare una nuova linfa spirituale a tutta l’umanità.